mercoledì, luglio 28

incontro all'infinito

Lo sapevo, che saresti andato.
io ho le ossa cave degli uccelli
e larghe ali che frusciano
muovendosi sulla tua pelle.

Tua hai la pelle che fruscia
Come la sabbia nelle mani;
hai le ossa dure della terra
ed i pensieri ‘fitti al suolo.

La tua speranza d’altezza
Sta nel quanto riescono a crescere.

La mia speranza dell’altezza
È un volo permanente verso la tempesta.

Lo sapevo che saresti andato,
ma le perpendicolari s’intersecano
a volte apparenti parallele
in un luogo che sta tra me e te.

Quel punto mantiene la distanza
Infinita risorsa per avere una spinta al moto.

giovedì, luglio 15

Un vestito troppo largo (un gioco di specchi)

"Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto" San Paolo

Il mondo è uno specchio, e solo a passarci atttraverso, forse, si scorge come è davvero; .anche se, passando si rischia di ferirsi il cuore (che si apre), tagliarsi le mani  e i ponti alle spalle...

...il che corrisponde, nei deliri depressivi e ipercritici, all'idea vertiginosa e sconvolgente di non essere proprio la persona eccezionale che mi sembro, con il vestito azzurro..

Lila crede di essere come quegli eroi americani sbruffoni e sfuggenti che alla fine rivelano essere pieni di sensibilità e amore...
 "Può sembrare", appunto. Come dice mia madre, però, ho il cuore di cactus. Vuol dire che tutto attorno a me c'è uncontorno spinoso che è la parte terribile che vedo riflessa; quella che soffre d'ansia e di compulsioni, quella che credendo di non farcela nemmeno ci prova. Quella che soffre di attacchi di ansia e perchè no, anche d'ira!

Il fatto  il mio spasimante attuale, dal quale comincio a mantenere una distanza che sconfina nell'urgenza di un viaggio all'estero, mi ha rivelato di prendere degli psicofarmaci per controllare la rabbia.
Si, che significa? chiedo io.
"Mah, è che alle volte mi scatta qualcosa.. si mi rendo conto di quelle che faccio, ma non mi fermo. Come una volta che uno mi ha tagliato la strada, e beh, credendo che volesse avere ragione mi sono arrabbiato e gli ho dato un cazzotto sul furgone, e glielo ho abbozzato". La faccia che fa è di quelle che ritengono che tutto sommato non è cosa grave, e questo non è l'unico racconto del genere, è solo "la goccia".
La faccia di Lila, specchiata nello stagno alla luce dell'ultimo sole, lisciata fino ad un attimo prima da un soffio di ponentino, si tende come un'ala prima del volo. Come una vela, si gonfia il cuore, per un attimo muto come nel passaggio di mura, nella virata.
Silenzio. E l'asprezza e le spine si rizzano sul dorso d'istrice aggredito. Mi preparo con calma, e fuggo appena possibile..


Poi passa qualche ora, il racconto si fa rocambolesco (ho tendenze da marinaio che appesantisce il pesce ad ogni racconto), sinchè arriva la fatidica frase: "io non lo farei mai"!!!!

Un nuovo silenzio, penetra in quel mai che è impercettibile quanto "un attimo".

"mai" sembra un vestito troppo largo. Ci s'annaspa dentro, ma se sai nuotare la sponda che tocchi non è necessariamente il paradiso.

Si vedono per primi, sulla riva, i relitti delle parole lanciate ad alta voce; capanne di pugni chiusi con le unghie infilate nel palmo; la percussione ritmica di quel cartello preso a calci una volta, per non spaccare il naso alla capogruppo del viaggio in Cornovaglia...

L'esame di coscienza rivaluta le imperfezioni degli altri, e in quelle stesse imperfezioni si terrorizza e teorizza un orrore pari al ritratto nascosto nella soffitta da Dorian Gray.

Con l'odore di tempesta si levano venti e nuvole, nel cielo afoso, aumentando lo stordimento; ma all'apice di questa curva discendente, il cuore smarrito scorge, sulla riva sferzata dal cilicio delle mie travi, un ramo di paglia nei tuoi occhi; un granello che arrossa prima irritando, e poi m'irretisce perchè pare nascondere il contrario di tutto questo: quel punto in cui scegli di avanzare e cambiare la vibrazione alle cose. Di ergerti nella tempesta invece di cercare riparo, e tuffarti nell'occhio del ciclone.
Qui è una calma perfetta. E' la mano tesa che prendo, non per chiedere, ma per dare aiuto. E' il sorriso che incoraggia, l'ancoraggio sicuro. E' tutto l'amore che puoi... e se io ero te, prima, posso esserlo anche adesso.
E tutto ciò che mi è concesso, sta in questo amore che posso.



P.S. Lancio un giochino: se io  e voi ci specchiamo, regaliamoci un lato positivo, un bel momento, un sorriso... se vi va raccontatemi una cosa bella di voi, e quindi, anche di me. Accomodiamo il vestito :-)

lunedì, luglio 12

Libertà

Ciascuno di noi, immagino nel mio mondo ideale, come Alice nel Paese... che si meraviglia, va cercando la libertà.
Quella ch'è "sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta" (Alighieri lo diceva nel Purgatorio).
Solo, mi è venuta come l'impressione, che non sappiamo bene di che si tratta.
O almeno. Sospettiamo che sia un modo di vivere spassoso e permissivo, quando essere liberi significa sì,  non avere ganci e agganci, ma non proprio soddisfare ogni voglia;  benchè il regno dei cieli sia là "dove si puote ciò che si vuole"; essere liberi , mi pare oggi, significa ed è possibile solo se si riesce ad avere una capacità d'amare che rasenta l'infinito, e rende infiniti noi stessi.
Di fatto inizia laddove abbiamo la capacità di riconoscere in ogni altro noi stessi, e di renderci conto, senza dovere essere costretti dalla legge morale, del limite d'azione che possiamo scegliere di avere.
Ma questo è un discorso abbastanza lungo, e forse andrà fatto un'altra volta.

Il fatto:
qualche giorno fail mio collega mi chiama, soddisfacendo la mia curiosità, visto che vanamente avevo cercato di origliare la conversazione che svolgeva con qualcuno che aveva bussato; "c'è una tua paziente", mi dice, "che ti vuole salutare".

Sulla soglia mi trovo a fissare un viso nel quale non riconosco segno alcuno, al primo momento, della persona che conoscevo. Poi un barlume, in quel punto che attraersa il tempo che è, per l'appunto, la soglia, riconosco una luce negli occhi, un ricordo che è più la sua voglia di farsi riconoscere, come se fosse importante avere un passato da cui venire...  e comprendo. Il nome è dimenticato, come dimenticata è la causa per cui ci incontrammo in terapia.
Tuttavia, come nell'ultimo istante di una vita dicono che accada, mi si svologono dinanzi le sedute di 'rilascio' che abbiamo fatto.
Ricordo la concessione di libertà... di fare; le parole confuse e i viaggi interminabili racchiusi nel mondo assente dal tempo che è una 'seduta' .


"La vorrei ringraziare", mi dice, luminosa, abbronzata, con i capelli corti e terribilmente in cinta quella che era una donna sparuta e spaurita, secca nella sua essenza quanto oggi è florida. Un terra irrorata dalla vita. Un deserto che s'è colmato di fiori.
Questo m'appare.

"La vorrei ringraziare... lei ha cambiato la mia vita".

Il mio cuore fa festa, si illumina le mostro che la ricordo, sorrido, mentre qualcosa in me si mette in guardia dagli spifferi di vanità che già intorpidiscono la mia libertà  Non mi priverò di quel senso che sto scoprendo, per cui io non sono artefice di niente, ma solo un faclitatore di processi di mutamento. Creatore in tal senso, ma non guardiano di prigioni.

Dal marmo si libera una forma, ma la mia mano viene guidata dalla capacità di chi mi sta accanto, e chiude  e completa il percorso che si instaura in qualunque rapporto tra due persone.La forma finita la sceglie il marmo, non l'artista.

Certo, mi prendo le lodi ed i grazie, e con un pizzico di rammarico chiudo la porta senza potermi dilungare, perchè alle mie spalle c'è un altro deserto; le mi piante aspettano la pioggia, o l'annaffiatoio... o forse di scoprire che l'acqua che le vivifica è nelle profondità di una terra... che è la loro.

Le vorrei dire, ma ormai è andata, che IO non ho fatto niente, se non mostrarle la via. IO non ho cambiato la sua vita; lo ha fatto lei, per sua scelta, con le carte che aveva scoperto sul lettino di finta pelle, mentre toglieva la corazza che l'avvolgeva.

Questo senso di libertà dal fare, mi accorgo mentre torno con le mani e l'anima verso la persona che mi attende, mi permette di fare.

Sorrido.
La vita, comunque sia, è cambiata.

lunedì, luglio 5

a Lila piace...

Armare la barca, e disarmare il cuore;
abbracciare l'orizzonte infinito
l'infinità dell'abbraccio di un amico.
Il suono del vento sulle vele spiegate,
e non poter spiegare
il silenzio delll'attimo della virata.
Quando l'orizzonte cambia tutto
e sembra di avere ancora
tutte le possibili rotte,
intere,  verso di Sè.