mercoledì, aprile 21

Metà è fisica... ma l'altra metà?

"C'è un castello sullo sfondo, vedi?"
"ma no, papà, non è possibile!"

La bambina in questione aveva circa tre anni, e rivaleggia nella memoria con un bimbo microscopico, di forse due, che mi ha fatto compagnia quando ho visto Dragon Trainer, uno dei film più divertenti dell'ultimo periodo.
L'innocenza con cui i bambini guardano le cose dovrebbe essere la stessa che ci conduce all'interno delle cose. La sorpresa, l"'inaspettarsi"..passatemi il termine... più che l'attesa dell'inaspettato.

A vent'anni di distanza, a Palazzo delle Esposizioni si rimette in scena De Chirico, e una esplosione di ricordi mi sollecita, a tornare, e vedere se mi piace ancora. Sopratutto, se mi piace ORA.
Mi fascio d'innocenza, come se fossi io la bambina, e mi dispongo ad ammirare la vasta collezione messa al muro, ad esserne bersagliata alla rovescia, come da un plotone d'esecuzione che dal muro imbracci una sconosciuta arma che spara dritto a quel connubio infante che cerco di tenere fra la mente ed il cuore.

Il pubblico multiforme mi fa più compagnia dei pensieri, oggi.
E a Lila, di solito, piace ascoltare le frasi che si scambiano coppie di sconosciuti davanti ai quadri; ma qui non riesce a raccogliere... la gente passa parlando d'altro, come se l'apprente inconcludenza e stravaganza di alcune opere fosse quella stessa dei Dada (su cui una recente mostra al Vittoriano).

I quadri restano, silenziosi come la neve.

I quadri restano, ben lontani dai fragori caraveggeschi (non perdete, a proposito, la mostra alle Scuderie papali, al Quirinale),  e sembrano esserci tutti; contemplano la gente che passa ciarlando di melanconie amorose, e qualcun'altro che si arresta,come il treno in una delle "malinconia d'Arianna".
Chiuso dentro un muro sbuffa l'essenza del viaggio (secondo me) in una realtà altra, dove il moto non è che un'idea che precede o segue l'attimo presente. C'è.
Ma non si muove....

Poi, le solitudini delle vastità di piazze fuori dal tempo portano la metà fisica di noi fuori da sè, scomponendo una essenza di pensiero; scomponendo gli elementi naturali, musicali, umani (forse massonici nel Triangolo con guanto) e di generica struttura per ricomporre un ordito che segua l'esperienza della visione.

Ciascuno vi trovi l'altra metà. Quella che forse è l'ombra, in fuga verso l'osservatore.

Le composizioni che riprendono, su altro argomento, sembrano non staccare il pittore da se stesso. Ma impercettibilmente avanzano, nella complessità dell'immaginario, rivedendo le stesse scene, con angolazioni o percezioni differenti. Con dentro oggetti che mutano un'esteriorità apparentemente ripetitiva.

I cui pezzi geometrici o meno, e che si sovrappongono, sembrano essere per un poco lo stesso caos della natura irrisolta dentro di noi.

Succede, verso la fine, la rappresentazione del "Sole sul cavalletto"(1973 - in alto).
Luna e sole splendono dentro una stanza; fuori di essa essi sono scuri, come se la luce, che corre lungo dei fili, non possa che provenire dall'interno. Sulla poltrona vuota si può sedere ciascuno, come se si accomodasse nella propria anima.
Il parametro era apparentemente invertito ne "interno metafisico con sole spento" (1971).., ma chissà che i neri raggi dell'anima, calati su un blu pari a quello delle finestre (o dei quadri alle pareti laterali, fate voi, che siete il pubblico, l'osservatore),  non siano essi la finestra, questa volta.
Non rendano totalmente indifferente il fuori ed il dentro, perchè per necessità sono presenti entrambi, dentro, come fuori.

E quasi come sul finire dell'Inferno pare d'udir, alla fine della strada di oggi, la voce di Virgilio che mormora:

      "E già la luna è sotto i nostri piedi:
      lo tempo è poco omai che n'è concesso,
       e altro è da veder che tu non vedi".

                         (XXIX, 12)

domenica, aprile 18

un sabato, di primo mattino...

Qualche giorno fa ho passato una bellissima serata, davanti ad una pizza che non era di certo allo stesso livello della conversazione (né di quella di Napoli), ma che ne è stata senz'altro innalzata, rimanendo deliziosa nel ricordo. La digestione, di pizza ed argomenti di conversazione, è in corso...

E qui, forse contavvenendo al bon ton che vuole che ciascuno tenga i propri processi digestivi per sè (non in alcuni paesi, dove per esempio pare che 'ruttare' significa che si è apprezzato il pasto), mi soffermo su ciò che frulla su e giù per le mie vie enteriche ed interiori.. dicamo neuronali; ma non è di ricette o di buoni ristoranti che voglio scrivere, bensì di una serie di 'messaggi' che, nelle due settimane in cui a malapena ho sbirciato la posta, oggi che la nebbia mi convince a letto si stanno mettendo in ordine.

Mi dedico un poco a qualche passeggiata virtuale prima di intraprendere altre attività, ed ecco, che tra i nodi della rete mi trovo ad ascoltare qualcuno che mi fa ritornare in mente la pizza, ma sopratutto il commiato dinanzi al ristorante quando la sera, odorosa di fiori che si chiudevano, s'è accerchiata come una cornice su un quadro che ancora non vedevo completamente;  tanto per cominciare c'è  questo video, che può dare una idea di ciò che intendo, quando scrivo alcune poesie, quando medito sulla bellezza intrinseca nella "superba meraviglia" che è l'universo.

Esiste un fenomeno, l'entanglement (cito da Wikipedia: L'entanglement quantistico o correlazione quantistica è un fenomeno quantistico...  in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dagli stati di ciascuno dei sistemi che compongono l'insieme, anche se questi sistemi sono separati spazialmente.) che spiega la 'sintonizzazione' di cui parla il dottore
(qui il link ad una sua intervista dove si possono trovare i restanti video del seminario).

Esiste una speculazione, per ciò, che si fa sempre più scientifica su quello che già Gary Zukav scriveva ne la danza dei mastri wu-li.
Questo libro, che amo moltissimo, me lo sono ritrovata davanti in inglese, domenica; l'insegnante lo stava consigliando ad un mio collega che, vecchio appassionato scentifico ed ora inspiegabilmente avvinto da certi moderni predicatori, si sta avviando (secondo me) suo malgrado a ritrovare le connessioni tra scienza e religione. Tra Fede e Conoscenza, direbbero altri.

Credere come la fede insegna, non dovrebbe essere infatti una esperienza limitata a se stessa, ma il punto di accettazione di intuizioni che conducano oltre al dogma.

Così, almeno, la penso.
Così sostengo l'affermazione a mantenere il più possibile uno stato armonico nei propri pensieri, ed a ricercarlo in fretta (necessità ci fa esser veloci, direi parafrasando il Poeta, sulla Fortuna, nel VII canto dell'Inferno), qualora, come è logico nell'esperienza umana, qualche volta, od anche spesso, si smarrisca.
 :-)

La realtà è olografica, ed ogni parte rispecchia il tutto. E tutto alla fine vibra d'una stessa nota.
Come è in alto così è in basso...
Raccolgo i fili, e riprendo il viaggio. Nel sacco a spalla, nessuna mappa per tornare indietro. Nessun desiderio di piacervi, se non per ciò che sono ancora, bensì ho messo dentro la sana consapevolezza che se io e voi (lettori e da me letti, perciò... diletti) potremmo anche giocare un gioco nuovo, e provare a porci su un livello di vibrazione, su una strda di pensiero che volga il viso il cuore e il ventre a deliziose vette, o, come direbbe il mio amato Dante, verso altre sphere, altre circonferenze!

"...
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
... La forma universal di questo nodo
credo ch'i' vidi, ...
...
A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che 'l ben, ch'è del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto.
...
Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri. 
...

O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova...




ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle."

venerdì, aprile 16

dell'uomo che fui...


Dell’uomo che fui stato
ruvide mani ricordo aver avuto,
cesellate e irruvidite nell’infinito fare
per mutar l’argilla in pietra dura,
squadrata poi, per costruire mura.

Da occhi grandi rammento aver guardato
lucenti specchi della vita che vivevo
colmi di gioia, meraviglia e pianto
sbocciati assieme nell’estasi sublime
che mi colse, nel giorno che già stanco
varcai solenne del mondo il bel confine,
per trovarmi appena dopo in altre spoglie;
così fui bimba, sorella e infine moglie.

E in quel viaggio, anelante alla vetta
tentavo andare arrancando,  più in alto
quando a un tratto, impaurita, l’inciampo!

Mi s’infranser le mani nel colpo
che la lunga caduta m’inferse
e restai troppo a lungo là, inerte.
Poi sorpresa ho scoperto le ali
così un volo intrapresi a rovescio;
col coraggio che m’era rimasto
tornai indietro, abbozzata creatura.
Mi mutai nel gabbiano di stormo
e fui pesce, e leone selvaggio.
Sono stata partenza e ritorno
ed infine io fui solo”viaggio”;
percorrendomi fui notte e giorno
le parole, il silenzio, il rumore.
Mi hanno visto, e chiamato “le stelle”,
fui io pietra scalpello e livella
finché alfine, percorsa ogni via,
ora miro l’immagine amata:
quell’essenza di tutto, ch’è mia
poiché sono, ed esisto increata.

lunedì, aprile 12

La via del Bello (7) -prima conclusione-

“... il tempo di tutta una vita non valeva quel solo momento…”
…quel momento di Coscienza assoluta in cui Uno è tutto (ciò che resta…).

“La vita come tale è una e non ha forma; nessuno ha mai visto la vita senza una forma”(Alain Watts) perciò arriviamo alla conclusione, che poi è già nell’inizio. Tov (tob) che in ebraico è il bene, il bello, la luce e che incontriamo dall’inizio nel Genesi qualifica il primo giorno la luce, e qualificherà nei giorni successivi ogni perfezione raggiunta, ogni compimento, ogni morte. Ma in Quello dove coesistono, poiché è, il movimento e l’immobilità assoluta (la ruota per i cinesi, il cui centro è immobile e fonte di ogni movimento) sussiste in perfetta Unione anche we-rà che traduciamo come “non ancora luce” paragonandolo all’uomo esteriore che siamo (rappresentazione simbolica di dio) e che non può pretendere di elevarsi oltre la propria natura, se non facendosi immagine più perfetta possibile di Quello (Bellezza); ma l’Uomo interiore (tob) che lì ha il suo punto di partenza può pervenire al “superamento spirituale di tutto ciò che è figura, forma ed essere creato” diventando tutte le cose:
“infinito nell’Infinito, tutt’uno con l’Uno” .

Ne io ne te che meraviglia!


il tuo corpo è l’immagine delegata del Tao. La tua vita non è tua. È l’armonia delegata del Tao. La tua individualità non è tua. È l’adattabilità delegata del Tao... Tu ti muovi, ma non sai come: Tu sei in uno stato di quiete, ma non sai il perché.. Queste sono le operazioni delle leggi del Tao” (Chuang-Tze).

giovedì, aprile 8

La via del Bello (6 - la forma della Bellezza)


....

Su tale via di Bellezza su cui l’Uomo è ormai avviato si impone una scelta, esemplificata nei Tarocchi dall’Innamorato (VI Arcano maggiore) fra l’essere eroico ed il divenire facile e mutevole, per essere capaci di ciò (l’essere eroico) bisogna accettare che per vedere il Bello, su questo sentiero duale, si debba vedere anche il brutto, fino a poterli trascendere quando si realizza l’Equilibrio in Sé (e non si sia più “vittima” di baluginii di Luce, ma Luce a se stessi, costante ed imperturbabile).
Siamo qui già avanti sulla via del ritorno, dove è necessità unire l’anima umana allo spirito divino, tramite l’eroismo come si è detto, derivandolo da Eros, amore.
“Nei tarocchi questo personaggio [l'innamorato] non è altro che un travestimento dell’unità attiva (bagatto) destinata  a presentarsi sotto diversi aspetti; l’innamorato [Tipheret] riconduce all’Unità attraverso l’Amore, poiché l’uomo si realizza amando come Dio”, dice il Wirth. Il simbolo che vi associa è la pietra cubica, “la pietra misteriosa creatrice di armonia per la perfezione del suo taglio”.

Tale è l’Uomo che, non più preda dell’illusione della forma, osi far risplendere in se quella Bellezza che materializza la forma dettagliandola, la scolpisce perfettamente sì che guardando nessuno possa pensare “avrei aggiunto o tolto ancora qualcosa”.
Tale è l’Uomo in Tiphereth “punto di trasformazione fra i piani della forza e i piani della forma”, punto di accesso dell’Uomo a Dio e di Quello nell’Uomo.[2]
Si presenta il concetto di armonizzazione degli opposti, quantunque mi sembra che ciò appaia già chiaro da quanto fino ad ora, e si riconferma l’idea del Mediatore, come sintesi tra Uomo e Dio.
Mediatore e maestro che ciascuno cerchi dove più gli è consono, ma che in ultima analisi occorre ricordare non essere altro da noi, evitando di attribuire ad altri il ruolo di nostri salvatori, ma riconoscendo essi, come tutto ciò che accade, come i mezzi di ritorno a Casa.
Infrangendo la Forma (non già fisica naturalmente, ma quella animica e spirituale –  la maya) possiamo quindi ritrovare l’Essenza, ri-conoscere l’essere in noi stessi.

Tra le tante tecniche che possono essere utilizzate c’è la costruzione di pensieri “belli”, per cui molte scuole parlano di evitare i cosiddetti cattivi pensieri (e sentimenti, quali invidia, collera, aggressività) che ci sottraggono energia, per coltivare compassione, tolleranza, gentilezza e quant’altro, che invece alimentano l’energia. 
Si può anche tener presente la ripetizione del Mantra o dei nomi di Dio (per es. per gli Indiani vi è il bajhan, ma è una tecnica conosciuta anche della cabala e nell'islam); questi Nomi vanno fatti vibrare in un modo specifico, poiché la giusta sonorità porta alla vibrazione sulla nota fondamentale, quella della “Voce di Dio che corre sulle acque” (Sal. 29,3) od anche la ben conosciuta OM.
Così come ci piace pensarci luce, siamo suono (onda e particella), quel suono per cui “tutti gli esseri promanano da Dio e in Lui sono riassorbiti, mediante l’identico grido di gioia…[3]”.


 
[2] Cosicché la cabala rispetto ai piani inferiori parla qui di Adam Kadmon, l’uomo archetipale, e rispetto ai piani superiori di Piccolo volto (zoar anpin) che riflette Kether (1° sephira, il Vasto Volto) come in uno specchio.
[3] “tutti gli esseri promanano da Dio e in Lui sono riassorbiti, mediante l’identico grido di gioia, mediante l’identica invocazione estatica del Nome primordiale” (Leo Schaya, l’Uomo e l’assoluto secondo la Cabala).






Su suggerimento di mio fratello, forse aveva una sbronza da cioccolato, ma comunque sconvolto dal fatto che continuavo ad inserire la stessa foto, questa volta inserisco solo un particolare della stessa. Anche perchè ci avviciniamo alla fine... ma (come ha fatto giustamente osservare Madama DOrè nei commenti al post precedente) nel cuore ci simao già!

E dal mio cuore tremulo sull'orlo di un altro week-end di corso... vi auguro un felice fine settimana!


lunedì, aprile 5

A Lila piace...

A Lila piace uscire dalla città sempre per la stessa strada, salutare gli alberi ai lati della via, come "i cipressi che a Bolgheri...", e scoprire che gli stessi non sono più; come amici ritrovati a distanza di tempo, ieri intrisi dei colori d'autunno a smaltire il cielo e riverberarvi su il rosso. Oggi hanno una fede di luce verde smeraldo, ed il cielo è una tormalina blu che mi schiarisce la mente.

A Lila piace contare le pietre sul suo anello di fortuna, e le vite che ha vissuto e quelle sfiorate; quelle sfiorite sono le dita dei rami ancora in attesa, che presto raccoglieranno gli sguardi attorno a boccioli di nuove storie. Perchè tutto quello che finisce, inizia qualcosa di nuovo.

A Lila piace staccarsi dai vecchi sentieri e sudare i sorrisi annusando viole, colpita dalle primule e dai crochi come se lei fosse l'aria in cui irrompono, e la terra un qualunque posto da cui ci si possa staccare come l'essenza del mondo che aleggia tra queste colline...

A me, piace questo:



venerdì, aprile 2

La via del Bello (5 - la forma della bellezza)


A tutti voi un dolcissimo e affettuoso augurio di buona Pasqua! Facciamo affettuosissimo e dolce, se no a furia di cioccolate e colombe (simbolo di pace e di colesterolo) finisce che ci sale troppo il tasso di glicemia. Per evitarlo vi affido un altra parte della ricerca sulla Bellezza, che tanta parte ha in questa Primavera!
L'augurio è che ci possiamo rammentare che questo è un periodo di rinascita, in cui la Natura attorno a noi ci insegna che è il momento di rifiorire e sorridere. Gioiscono gli alberi innevati di petali, gioisce il mio cuore nel pensare tutti voi, e nell'accogliere i nuovi lettori!
L'augurio è che ora,proprio ora, la Bellezza che è in ciascuno di noi esca dal suo bocciolo e si intarsi di sole, memoria macrocosmica di ciò che ci splende dentro.
L'augurio è... un pensiero ogni giorno dedicato a voi!




LA FORMA DELLA BELLEZZA

“Il Bello che supera il confine formale e la dualità del manifestato, quindi, è ciò che plasma e incide la forma nel corpo, ma essa è bella per opera della Saggezza, che viene dall’Intelligenza…” [1] 

cioè dall’intelligere l’impronta dell’Essere nel molteplice, che lo fa essere in tutto questo, senza però essere questo, ma "Quello"... la somma finale che per questa volta, è maggiore dell’insieme delle parti!


Restando col pensiero sull’albero della Vita non si può non parlare di Tiphereth, la sephira che rappresenta su tutte la Bellezza. Non siamo ancora nella bellezza suprema della Conoscenza, che si trova in Da’ath, dove conoscente conosciuto e conoscenza si uniscono, ma siamo già alla rappresentazione dell’uomo divino, tanto fa che la figura del Cristo (e del Mediatore in genere) è associata a Tiphereth.
Le Sephirot inferiori sono le emozioni dell’anima, ma qui si uniscono nel sentimento/emozione che si prova nella percezione della bellezza fondata sulla Verità (Yesod-fondamento). 

La Bellezza è fertile, cioè produce altra bellezza (ricordiamo il prestito da Plotino, ossia l’espressione del Creatore come Bellezza suprema) e ciò è possibile per/in colui che si sia reso Bello, che sia arrivato al Centro del Cuore, aprendolo e rendendosi capace di irradiare gli altri con la propria luce, con la perfetta generosità che fa sacrificare se stessi (l’Io) al benessere degli altri, senza conflitto, ma perché si è ormai Com-passione; si risuona così all’unisono con il cuore altrui e con il cuore stesso dell’Universo, animati da un calore che scalda senza seccare.
E di fatto non possiamo dimenticare che ci troviamo sulla via centrale dell’Albero, dove si riuniscono l’attirare ed il respingere.     Amare è lodare e rimproverare, severità e benignità. Tiphereth riceve le Sephirot superiori, riceve l’idea seminale per spargerla nella creazione e ne raccoglie allo stesso tempo i raggi, sintetizzandoli in una fusione che deriva dalle tante parti (bellissime tra mille tutte graziose).
Abbiamo quindi qui la sintesi anche della Giustizia suprema, quella che sa perdonare e che, se punisce, è per correggere.


[1] Viceversa nella Cabalà l’intuizione è della Saggezza (Chokmah) e l’Intelligenza (Binah) da la forma alle intuizioni. Posto di ricordare che nessun confine è così netto nella realtà come la necessità esplicativa richiede,   
Utilizziamo questo riferimento per sottolineare la necessità di non dare una forma qualunque al pensiero, ma di renderlo bello; siamo qui già nell’informale  che viene però trattato non solo magicamente, ma anche nelle scuole religiose o nei cammini di perfezionamento, quando si “impone” di evitare i “cattivi”pensieri, soppiantandoli con la compassione, l’amore, ed in genere pensieri positivi che alimentano la nostra energia invece di sottrarcela.