venerdì, dicembre 31

Solstizio d’Inverno - BUON ANNO NUOVO!

(Osserva)

Festeggia il Sole, oggi, infante invitto:
nasce nel ventre nero dell’Inverno,
e a cuore impavido e col corpo fermo
d’Argo il timon, in rotta, mena dritto.
Siano tempeste in Primavera, o quiete estiva,
venti d’Autunno, o marea attesa a riva,

gli occhi perseguano la meta ambita
e alla trasmutazion, presto, pervieni;
ma una memoria, mentre viaggi (nel giaciglio), tieni
che l’aurea polvere prodotta in vita

innalzi, mentre a terra sono i piedi,
e con l’anima di fuoco al Cielo riedi.

(L’Opera inizia in Inverno e in Ariete).

                                                 Lila

Nel principio è la fine delle cose.
Un solo attimo di pace da ogni pensiero, da ogni emozione, da ogni movimento... Soffio sulla candela, mentre l'ultimo eccitato guizzo di fiamma si spegne, e in questo perfetto silenzio nasce un nuovo anno.
L'augurio per tutti noi, è che sia colmo di meraviglia; che ci si conservi la capacità di sorridere anche dopo una caduta; che non ci basti mai donare amore... perchè "tutto ciò che dai è tuo per sempre"!

giovedì, dicembre 23

Tanti, tantissimi Auguri!!!

 Carissimi lettori, nuovi e vecchi,
per augurarvi buone feste, quest'anno vi racchiudo nelle lettere di Natale, scritte agli amici falsamente lontani, di cui solo qualcuno incontrerò a breve, perchè, che strano eh? così come la mia famiglia è sparsa per l'Italia, gli amici sono diffusi nel mondo... 
Da questa allegra invasione...auguro a tutti voi un felice periodo di rinascita, nella nuova luce! 

21/12/2010
Hola!
 ti scrivo da una giornata di primavera ingannevole, con la sciarpa in tasca e le parole che ruzzolano sui rami spogli. Non è che un falso, perchè il freddo tornerà. Quando i babbi natali saranno scesi dalle mura, smettendo di farmi imbracciare il fucile per tirarli giù a colpi di palle di natale.
Natale mi piace. Mi piacciono le luci pacchiane, e le luci negli occhi, e gli occhi lucidi per la gioia e per un motivo un poco più triste. Lucidi, nel senso di presenti, anche se il presente di quest'anno è una morte, e va bene che oggi è il Solstizio e le cose riprendono luce, e il sole, già da santa Lucia, sembra brillare di più. 
Grazia è morta ieri, o ieri l'altro; non ha importanza, perchè non c'è più comunque; ed io non sono qui a contare i giorni, ma solo l'assenza. Sono felice d'averla ritrovata, anche se non vista. Almeno me la ricordo come quando eravamo a casa sua, a disegnare il ritratto di Marcello dalla foto. Chissà perchè, ma quando mamma me lo ha detto mi siamo tornate in mente io e te, nella casa di Grazia a Tenaglie, quella piana di finestre sul mondo. Con la foto di Marcello proiettata sul muro.
Quanti anni fa.
Allora ci credevo ancora, a babbo natale, quello vero. Quello che ha nel sacco il regalo che volevi, senza che tu abbia bisogno di chiedere. 
Adesso credo nelle streghe, che siamo noi, che intrecciamo parole come vele, perchè solchino il mare che ci separa fisicamente. E so che, anche se non li scrivo, i pensieri vanno in giro, pesanti sull'aria, lasciano un segno che ha una firma sotto. E tutto quello che sta nel sacco, quando lo tiro fuori, so che ce l'ho messo io.
Adesso credo nelle streghe, e nella magia eterna degli Amici, quelli pochi e veri che ti ritrovi anche se hai perso l'anima, anzi, magari te la trovano loro.
Adesso credo nelle streghe.
Soprattutto nelle streghe che ti ricordano di battere i tacchi delle scarpe rosse, per tornare a casa e abbracciare, vicini e lontani, tutti coloro che colorano la tua vita.
Tutti quelli che uniti con amore dalla vita, e alla vita, brillano alla fine dell'arcobaleno, come pentole d'oro.
Le storie, a volte, sono vere.
Ti abbraccio


Buone feste!!!
iniziando da questo giorno, in cui la luce rinasce e i cuori si innalzano, si liberano di qualche peso, e anche se si tengono una piccola sofferenza dentro, un ricordo incongruo, un sorriso funestato da un problema, i sorrisi e gli auguri spazzano via le ombre.
Almeno per oggi.

Buone feste!!!!
con allegria, con appetito, con un rumore d'abbracci scambiati. COn il passo lento di chi guarda le vetrine, per trovare un regalo e invece ritrova una lettera, un nome, un amico.
Buone feste!!!
da dentro la finestra del cuore, aperta per far circolare l'aria, senza memoria di quel che c'è da fare, ma solo di quelli che ci sono. Nonostante due anni che non ci si vede, come se fossimo sempre stati insieme.

Ti abbraccio con affetto
Tantissimi auguri!!!


Un saluto, un pensiero, un sorriso.
Amo le feste di Natale, perchè ci ricordano di ricordare; ci mettono appesi alla finestra, a contare nelle luci sui muri le lettere da scrivere.
Una volta erano biglietti e francobolli, ora ci affranchiamo con una e-mail, che forse non ha odore, che forse non devi leccare la colla, o imbrattarti di coccoina perchè il francobollo non attacca, ma si attacca comunque sullo spazio fisico tra qui e lì, e per un attimo sembra d'essere davanti al camino, con un bicchierino in mano, a scambiarci anni di ricordi. A mettere in pari le vite.
Pilota e copilota, quando uno quando l'altra, ma chissà come ci siamo rimasti vicini. Anche se io smadonno nel traffico di roma, e tu te la godi, amgari con la neve un po' meno, per le ridenti strade della Toscana.
Oggi ti porto con me, e ti auguro di divertirti e passare le feste in serena allegria!
con un abbraccio

mercoledì, dicembre 15

Lettera a Fidel (perchè Platone è morto)

Carissimo Fidel,
ti direi se fossimo ambedue del popolo, e lo siamo...
insegnami come si fa la rivoluzione!

Sappi che come Leader Maximo non ti posso approvare completamente, perché sono sempre stata sostenitrice della democrazia: del governo del popolo. Che forse hai un po' travisato, e pertanto molte cose fatte sono discutibili.
Eppure... eppure il tuo governo distribuisce gratis le medicine per il cancro, e passi per il tuo popolo con gli infermieri pagati dieci dollari l'ora, esentasse, s'intende (e ci mancherebbe!), ma vengono date gratuitamente anche agli stranieri muniti di cartella clinica del malato, che vengono fino alla tua bellissima terra, dove i poveri sono così poveri che non sanno nemmeno che esiste l'Italia. 

E' questa la via? dopo l'Embargo che a ragione avvinghiava il tuo paese, ma non è così che si cambia un governo, stai invadendo il mondo con il veleno di uno scorpione blu, che però, omeopaticamente?, sembra far bene. 
Il mio senso di SmilLila  per il complotto potrebbe anche pensare ad un preventivato sterminio, ma qualcosa mi dice che il comunismo ha il suo ben fare, come tutti i governi. Persino il nostro, che prima o poi, di destra o di sinistra o di Terzo polo che si tratti, provvederà di sicuro a smerciarci il farmaco; pagando, s'intende, ma solo per non aumentarci le tasse.
Mah! in fondo non è ancora certo che funzioni... però la tua rivoluzione si!
Ho conosciuto persone che ci vogliono tornare, a Cuba. Non so perché, forse è il richiamo della terra madre. Forse è che, alla fine, cinque libbre di riso al mese sono sufficienti come merce di scambio per essere curati gratis, anche se hai le braghe con le toppe. Seppure hai le braghe.

Carissimo Fidel...
Tu le classi sociali le hai abolite, almeno nel senso economico del termine (così mi dicono). Tutti guadagnano ugualmente, e possono studiare gratis, per la carriera che si scelgono. Poco importa se costringevi le hostess d'aereoporto a portare dieci centimetri di tacco, rovinandogli la schiena. Tu mica hai fatto il medico: hai fatto la rivoluzione.
Platone è morto ormai da tempo, ma anche lui poneva un ideale di città dove vi fosse ciascuno col suo ruolo, e la giusta paga.
Gli operai alla fine, devono essere soddisfatti, che siano sacerdoti o re, medici o giullari, sempre operai sono.
Lo vedi che qui da noi serviresti tu? I nostri operai scioperano così spesso, ed anche gli operatori sanitari, di volo, di mercato... che vien da pensare che qualche problema ci sia, nel nostro sistema liberista.

Carissimo Fidel...
d'accordo che Platone non amava i tiranni, eppure mi pare che in comune, almeno sulla linea di partenza, aveste entrambi a cuore l'interesse del popolo; se il tuo piano originale ha un po' deviato, il Filosofo d'altronde non ha mai portato a termine il suo!
Qui, invece, ci troviamo con un problema assai più spinoso di uno scorpione, benché forse, omeopaticamente, ce lo meritiamo (e arrivo quasi al punto): io eleggo un rappresentante, pensando che possa fare i miei interessi, in linea con un ideale... e quello mi suicida l'ideale (ma forse è eutanasia), volta le braghe, all'occorrenza double face e magari di gran marca, e se ne va con qualche altra corrente; come se quella antartica di questi giorni non bastasse.

Mi si ghiaccia il cuore.
E meno male che non si va alle elezioni, perché anche le dita ne risentono.

Carissimo Fidel. 
In attesa che tu venga ad insegnarci la rivoluzione, io continuerò ad occuparmi di quella interiore, sperando che basti e fidando in Plotino (allievo di Platone, ma ahimè già trapassato), il quale sosteneva che "agli dei bisogna farsi simili, non agli uomini dabbene. Non essere senza peccato, ma essere un Dio, è il fine".
La via è assai lunga, e non esistendo né Eurostar, né tanto meno voli low-cost, occorrerà del tempo. Nel frattempo terrò presente che nessuno, nemmeno tu che per la libertà hai lottato, pur dimenticando nel tempo la via per arrivarci, può cambiare le cose in alto se non le cambia in basso, perché sopra e sotto si equivalgono. Lo dice anche il Padre Nostro, che qualcosa di rivoluzioni ne sa: "come in cielo, così in terra".

Carissimo Fidel
senza andare a scomodare Quello, un certo saggio diceva "dalla comprensione di come si produce il disordine deriva naturalmente l'ordine".
 E, ancora: "la totale libertà interiore...esiste solamente quando non siete impegnati, quando non appartenete a qualcosa, quando siete in grado di rimanere completamente soli, senza amarezza, senza cinismo, senza speranza né delusione...".
Si chiamava J. Krishnamurti, ed è morto anche lui.
Ma io e te, allora, che futuro abbiamo?






domenica, dicembre 12

il Terzo polo- giochi di parole

L'Italia, lo sappiamo, è un paese di arbitri e di politici. Quelli che sanno sempre, col senno di poi, quale sarebbe stata la mossa vincente. E' il paese delle due corsie... più quella in mezzo; per intenderci ci sono sempre due corsie, e la terza è quella striscia bianca, in mezzo tra le due, che perchè diavolo l'hanno disegnata se non per indicare chiaramente dove mettersi con la macchina?!

L'Italia è il paese della terza opinione: quella del primo medico che ti visita, quella del secondo medico, e quella del fruttivendolo, che di solito viene accettata come vera... perchè se non lo sa lui che vende la frutta così buona e bella, quando è un osso ad essere bacato, chi lo può sapere? Mica l'ortopedico che insiste che ho una lombosciatalgia, e non una frattura senza essere mai caduto, nemmeno dal letto quando ero piccolo...

L'Italia è il paese del terzo polo. In America ci sono due partiti/schieramenti, in Inghilterra anche, credo che anche i precisi svizzeri ne abbiano due, uno per l'anticipo e uno per il ritardo. In modo che la media li faccia arrivare sempre in orario.
Ma a parte questo, perchè potrei anche sbagliarmi, quello che conta è che abbiamo passato svariati anni ad anelare e forse a costruire due Poli...politici, per accorgerci adesso che non siamo ancora pronti: ci serve la corsia d'emergenza. Ci serve  non quell'aurea mediocritas di cui si faceva un certo parlare di recente, ma l'arbitro a casa: quello che vede il fallo che non c'è, o il colpo di mano che è sfuggito anche al terzo uomo... che sul campo ci sta davvero.
Non è, badate bene, la striscia bianca della mezzeria, o il terzo pilastro dell'Albero...

Io, per me, lo cerco per necessità, perchè di partenza, sono nata doppia. Sono nata per me e per gli altri, a cavallo tra due giorni, di un segno doppio, con l'ascendente a zero gradi Acquario, tanto per avere influenze anche dal Capricorno, quindi per Dharma (destino), se non voglio perdermi mi tocca stare in mezzo.
Su quella striscia bianca... e magari fossi un ago della bilancia, invece ho delle opinioni e delle preferenze, e una volta sono bianche e una volta sono nere, ma mi serve che il pavimento sia a scacchiera, altrimenti le cose, mi pare, si complicano un po' troppo.
E con l'andar del tempo scopro che quando hai fatto una scelta non è che puoi passare repentinamente all'altra, quella che avevi scartato. Hai una scelta nuova, e non è mai la stessa che non hai fatto.

Il pavimento, infatti, è in bianco e nero, e le mattonelle della scacchiera si avvicendano, unite da quel filo su cui sta in bilico il Testimone.
Quello che se ne sta ad osservare non dal terzo polo...politico, ma da quel terzo pilastro che caratterizza l'Albero della Vita, e che convoglia l'energia di destra e sinistra innalzandola sopra se stessa, e non costituendosi come parte a sé.
Ma costituendo un Centro, in sé.
Dove far arrivare la freccia scagliata.

domenica, dicembre 5


"Est modus in rebus, sunt certi denique fines
quos ultra citraque nequit consistere rectum" (Orazio).

C’è una misura delle cose, vi sono certi limiti, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto.

giovedì, dicembre 2

Vivere una favola

Non c'è niente da fare. Gli italiani sono un popolo romantico, o forse romantico è lo spirito della razza umana. Romantico fino alla stupidità, a volte, e quelle volte ci sono dentro anche io. 
Per questo sono state inventate le favole, ed il complesso della crocerossina. Di ciò si soffre, perchè è complesso, non per altro, ed assolutamente sopra le nostre energie: è assurdo (il che non concorda con le Favole che sono realizzabili) credere di poter cambiare qualcuno che non ha intenzione di farlo. 
E' come dargli lo sfratto, solo che non se ne ha nemmeno l'autorità. E quello, per protesta, sale su un terrazzo con tanto di striscione, silenziosamente si siede nella sua posizione, e il "complesso della crocerossina" finge di credere che il silenzio sia una risposta di ascolto che prelude al cambiamento; invece è solo una gandhiana risposta ad una imposizione. Col tempo, si vedrà.

L'altro sogno, credendo d'esser desti, dell'animo romantico è la favola del principe e del povero. Ma lo scambiar di posto avviene tra noi ed una illusione, che è per lo più l'immagine pubblicitaria. Così  ci mettiamo al volante d'una bella macchina, con i capelli lavati da "Lorealperchèiovalgo", e  mischiamo l'odore della nostra pelle, quello che ci rende inconfondibili al partner, alla mamma, ai cani da punta, all'odore che qualcuno ha inventato (che so... "One"), anzi di qualcosaltro ... che non ci appartiene; con due gocce di Chanelnumerocinque (ce l'ho, eh!) che mi fa sentire tanto Marilyn Monroe, immagino d'aver valicato il confine tra il povero e negletto me stesso e quello gonfiato come un muffin di coloro che, avvinti per pari opportunità dallo stesso problema d'identità, hanno però conquistato le prime pagine dei giornali. Da lì sorridono, o diffondono il nuovo argomento di conversazione, spandendo pseudoinformazioni che sembrano piuttosto pettegolezzi, ma che comunque una eco la hanno e rischiano di irritare la libertà. O chi, a livello giuridico, la libertà concede.
La fiaba più antica del mondo, però, è quella di Cenerentola. Con annessite e malattie limitrofe.
Colti da sacro furore ogni volta che un William sposa una Kate, o una Diana un Carlo, o una Sirenetta il prorpio Eric (ma questa è una Favola vera, e quindi... è già un'altra storia), sembra che ci si illuda che si possa trovare un incontro tra due mondi e viverefeliciecontenti, ignorando beatamente che nel mondo irreale su cui gioco oggi, esistono anche le suocere, i datori di lavoro (precario, interinale, a progetto o magari anche a tempoindeterminato), le distanze tra Torbellamonaca e piazza di Spagna, che in termini di traffico possono essere paragonabili anche ad una Roma-NewYork... a nuoto.
Ma soprattutto le suocere.

Il fatto riguarda ovviamente una mia paziente (cfr. il mio complesso dell'infermiera); devo dirlo, il nome della sua malattia è di quelli che mettono paura, niente da invidiare a personaggi famosi che magari ci si tolgono anche la vita a novantacinque anni (ma che senso ha?). 
La povera ragazza, e qui povera ha la prima valenza del vocabolario e non qualche fine compassionevole, ha dimenticato di sposare la suocera. 
E la sorte, da cui nessuno può scappare, l'ha messa a vivere proprio vicino alla impicciona e sovrastante madre del suo futuro marito. Così lei, da tre anni, si porta a spasso un dolore incoercibile perfino alla morfina, tanto per dire.
Quando l'autore della storia (che sia Dio o l'inconscio poco importa) decide che qualcosa non va, direi che forse è il caso di capire se siamo l'eroe che parte, o la principessa che siede ed aspetta; e magari credesse d'essere almeno Rapunzel!

 La favola finisce comunque che "vissero felici e contenti", perchè alla fine ci comportiamo sempre in modo da fare la nostra "felicità"... per quanto assurdo e autolesionista possa sembrare agli altri (cfr. complesso dell'infermiera).
Ma il seme è nelle protesta sul terrazzo, con tanto di striscione o occhialini rotondi per guardarsi bene dentro... Su quello striscione, stamattina leggevo... 

                  « ...Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo »

Mahatma Gandhi


domenica, novembre 28

Mai è andato altrove, colui che parte

  Nessuna tappa può sembrar la meta
all’uomo che cercando va se stesso,
la vive, si, con l’animo poeta
cantando con stupore sempre intenso.
   Eppur appena varca il bel confine,
fra quel che fu anelato e il compimento
dell’atto che sognava, vede alfine
ch’è stato un illusorio movimento.

sabato, novembre 13

Pelle di pecora - pensieri d'autunno

Qualche anno fa, quando ho iniziato il periodo in cui facevo yoga, la mia insegnante aveva una bellissima pelle di pecora, per praticare; è molto diversa la sensazione che si prova nel muovercisi sopra, rispetto al classico tappetino, così decisi di comprarla anche io.
La mia pelle, però, era sempre troppo morbida, col suo pelo levato e non abbattuto secondo le linee del movimento; era un angolo soffice in cui il  corpo affondava senza prenderne possesso.
Il tempo e l'esercizio, tuttavia, mutano la fisionomia delle cose, oltre a quella personale.
Quando ti alleni ad osservare, e quando impari a farlo in silenzio, non è che poi improvvisamente ascolterai di nuovo prima la tua opinione e poi l'altrui. Ti dovresti riallenare al baccano dei pensieri, ma è tanto inutile, questo, che per lo più ci vuole una vita perchè avvenga il contrario.
Quindi me ne stavo ad osservare, l'altro giorno, quando vedo finalmente la pelle su cui mi scaravento ogni mattina per gli esercizi.
E' la pelle consunta che volevo anni fa, come quando, bambino, sogni le prime uscite, poi la patente, poi la casa da solo, pensando che ti diano più libertà, e perdi il tempo di guardare quello che sei.
M'aiuto con lo specchio, non so se perchè a guardarmi mi piaccio di più, oggi, o per piacermi di più con l'esercizio d'osservare, comunque è all'esercizio che  si riconduce il cambio di pelle.

Quella che ho sognato nuova, regalata dai miei pazienti: un abito apparentememente largo, ma stretto da indossare. Ed io ho pensato che si sarebbe adattato. Come le scarpe preferite, o quei vestiti un po' elasticizzati, che ti seguono in qualunque evoluzione.
La pelle s'adatta. La forma s'adatta,  non essendo la sostanza... cui si adatta scoprendola.
Per cui in sostanza, dopo essermi persa quella morbida superficie, ho comprato una nuova giovinezza all'Ikea (là si trovano anche pelli nuove) per affondarvi i piedi la mattina e scoprire che anche oggi è un giorno nuovo.
Poi però scivolo lentamente all'altro specchio, quello della mia prestesa vecchiezza; quella consunta pelle che possiedo da anni, distesa e che distendo con i primi movimenti, prima di guardarmi allo specchio, osservando come si scagli ogni giorno con più agilità attorno a sé, anche se il tempo gli ha poggiato un po' di polvere addosso. C'è l'aspirapolvere, infondo, che le rizza il pelo e la rianima!

Osservo. E mi accorgo, che la pelle in realtà e quella che giace sopra il sostrato del pavimento,  sotto il pelo arruffato e schiacciato dai piedi che danzano, che avevo scambiato per lei: è  liscia, come deve ad ogni età, e dopo qualunque uso, e sotto l'apparenza degli anni.
Osservando bene, nonostante le creme anti-age e gli stretching fisici ed animici, ora è il Tempo che vorrei sempre.
Oggi... è perfetto.

domenica, novembre 7

Se


Se puoi mantenere la calma
Quando tutti intorno a te la stan perdendo
E a te ne attribuiscono la colpa
Se puoi fidarti di te stesso quando tutti dubitano di te
Ed essere indulgente verso chi dubita
Se puoi aspettare e non stancarti nell’attesa
Mantenerti retto quando la falsità ti circonda
Non odiare quando sei odiato, e malgrado questo
Non apparire troppo buono, né nel parlare troppo saggio
Se puoi sognare e non abbandonarti ai sogni
Se puoi pensare e non perderti nei pensieri
Se puoi affrontare il trionfo e il disastro
E trattare ugualmente questi due impostori
Se puoi sentire le verità che hai dette
Trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui
Vedere infranti gli ideali cui dedicasti la vita
E resistere e ricostruire con istrumenti logori
Se puoi fare un fascio di tutte le tue fortune
Giocarle a un colpo di testa o croce
Perderle e ricominciare da capo
E mai dire una parola di quanto hai perduto
Se puoi costringere cuore, nervi, muscoli
A resistere anche quando sono esausti
E così continuare, finché non vi sia altro in te
Che la volontà che dica ad essi : resistete
Se puoi crescere in dominio e mantenerti onesto
Avvicinare i grandi e non disdegnare gli umili
Se ti curi di tutti, ma di nessuno troppo
Se puoi colmare l’inesorabil minuto
Con sessanta secondi di opere compiute,
Tuo è il mondo e tutto ciò che è in esso
E, quel che più conta,
Sei un Uomo.
Rudyard Kipling



















Raccolgo questo fiore per dedicarlo a mio Fratello, in occasione del suo trascorso compleanno.
Con amore, nel tentativo si riesce o si muore. Ma la morte, diceva alcuno, è solamente il Principio.

sabato, ottobre 30

il 'mio' lavoro

Incido, plasmo, combino, coloro,
soppeso e sorrido e parlo, per dare
o scoprire la forma alle storie del mondo.
Riprendo le pieghe, riapro, ricucio
lo strappo profondo... tra la pelle e il cuore;
son sarto e son mago.

E il mago ha la pelle di coccodrillo
densità chaotica d'acqua di palude, 
impenetrabile e fredda superficie;
e spazio tiepido tra le scaglie.
E sopra ha gli occhi d’aria: oltre l’azzurro,
se te lo perdi, c’è dietro nulla.

Occhi di cristallo impregnati
dell’essenza calda della terra.
Così il cristallo è il diamante,
il diamante che adorna è carbonio,
il carbonio è una collana di perle
che si muovono, e vuoto.
Suono e vuoto fra di esse.

Alla fine è il vuoto,
la parte predominante nella natura.

Se prendo una pausa per ritrovare il taglio,
m’acccorgo che altri son perduti
e cercandomi  in essi ritorno sentiero,
lì mago, sulla via circolare.
Dietro, i giorni di prove infinite
riposti in ordine, contati coi passi
ormai sgranan le vecchie abitudini;
davanti, é  il ricamo sul velo,
la tasca incollata sul cuore
la stanza dove giace l'indizio
per calzare il vestito perfetto.

Incido, plasmo, combino, coloro,
soppeso e sorrido e misuro,
parlandovi in forma rimetto
in ordine il filo della favola.
Per questo narrare e coprire
si dice alle volte che mento.
Ma il trucco che cerchi, non è
né il riflesso, né il vestito cucito.

venerdì, ottobre 22

Sono una creatura - Ungaretti

Ogni momento accade, una nascita e una morte.
Una luce si spegne negli occhi,un cuore eietta l'ultima goccia,  una mano lascia la tua che con l'inchiostro residuo di quella goccia ne tracci il ricordo.
Una nascita e una morte. A volte vediamo solo la seconda, nella fine di un amore, nell'amicizia sfiorita, nella delusione di un progetto fallito; senza vedere che la strada, dietro l'angolo prosegue.
Una nascita, dunque, è quella di coloro che si staccano dal letto dopo aver baciato gli occhi di chi parte per altro viaggio. E spesso, come nascita, è inconsapevole; tanto più, quanto più la persona ci è vicina e occupa uno spazio in quella casa che chiamiamo cuore.

E' morto un uomo buono.

Una persona "di cuore", che aveva così tanta solitudine dentro da accogliere tutti, senza colmarla mai. Un uomo che era quindi uomo, come noi. Che aveva così tanta solitudine fuori da arrivare da solo fino all'ospedale, gettare il suo cuore ingombro di noi sulla barella di pronto soccorso, e spegnersi dopo qualche giorno espirando in un tubo oltre il vetro della sala di rianimazione.

Non conosco le formule, ma so che alcuni riti religiosi prevedono, o prevedevano, che l'anima venisse accompagnata fino ad un certo punto del viaggio, così nel mio cuore a porte spalancate e con voce sommessa, mi auguro che tu, uomo buono, possa udire il suono dei tanti che hai accolto accompagnarti fino a quell'altra soglia, che hai visto aperta alla fine del corridoio della cardiochirurgia.

Per quel tuo cuore grande, col setto deformato, la gittata bassa, le pareti sfondate da tutti quelli che ci sono stretti dentro, e cercano di restarci anche ora,  scrivo ora. Spero che l'esserci e l'esserci stati, ne tragga gli ultimi pesi. Sarai solo come non mai, e mai non solo così. Ciascuno di noi in questo momento ti sta reggendo, così che nel passaggio, il tuo cuore sostenuto superi la prova della piuma e tu possa andare oltre. Verso una nuova nascita, in qualunque modo succeda. Verso qualunque cosa tu pensi di trovare oltre.

Scrisse, un uomo:

SONO UNA CREATURA
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916


Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo


E al termine di questo saluto, mi permetto di dare una mano a chi resta sul binario a guardare il treno col fazzoletto in mano, durante una qualunque di quelle morti che crediamo essere una fine, ma che sono solo il punto in cui il serpente si mangia la coda. Vi tendo un regalo che mi ha fatto Laura con un suo post, che ho letto questa mattina, cui rimando sperando di ricordarmi la storia, ogni volta che ne avrò bisogno.

martedì, ottobre 12

viaggi nel tempo

Intanto bentrovati. Ai nuovi lettori, ai vecchi amici, a voi di passaggio.
Un paesaggio nuovo si apre attorno ai miei occhi, in questi tempi, che mi rifila gentilmente i margini, sapete, quei contorni bianchi che ogni tanto stampano a cornice delle foto. Ecco.


Quelli vengono sfrondati, e piano piano, mi pare, la visione ha il permesso di prolungarsi oltre, fin quasi a perdersi se Ragione non le tenesse una briglia lenta, ma non abbandonata, addosso.

Eppur nella condanna dei miei occhi circondati dalla montatura degli occhiali, smontare l'immagine racchiusa mi pare una buona via per passare oltre alle illusioni.
E inizio, 'chè la Via in ogni caso parte, se non porta, da qualche parte. In genere dalla porta di casa, per ricondurre al giardino sul retro. Ma questa, forse, è un'altra storia.

Il Fatto, non proprio fatto, ma appena accennato, è che sto tentando di leggere uin romanzo che mi hanno consigliato. Io non ci so fare con i romanzi; mi prendono alle prime pagine o mi lasciano perplessa, e io li lascio sul comodino sotto qualche saggio, ad acquisire sapienza. Questo però ha una bella idea. Si mette a seguirmi anche quando sopra c'è anche la tazzina del caffè, e gli avanzi della colazione. RIesce non so come a venirmi dietro. Sarà che parla di viaggi nel tempo quindi può darsi che mi raggiunga quando è il momento giusto.
E l'ultima volta è successo sull'aereo da Genova, un giorno che per incidentalità è rimasto come sospeso fra sé e "se".
Viaggiavo in giornata, il che ha reso a tutto un'atmosfera un po' fuori dal quotidiano, e mentre lasciavo a terra il cielo conosciuto, e vedevo le stelle specchiarsi sulla buia distesa che ha preso il posto del paesaggio diurno, una serie di episodi hanno preso posto negli spazi sorvolati. Figure che si muovevano a Lucca, più in là, verso Firenze, sul lago di Bracciano. Su tutta la vita.
Dice, Tulku Urgyen Rimpoche che tutti coloro che incontriamo sono stati nostro padre e nostra madre. Così di comportarci con ciascuno col rispetto e l'amore che gli dobbiamo.
in questo viaggio nel tempo ho visto ciascuno diventarmi come figlio, viceversa, dopo il processo contrario. La vita intera ha perso la solitudine dell'IO in una sconfinatezza più devastante, ma di una rarefatta ed intensa bellezza.
Lassù, in mezzo alle stelle del cielo e della terra, che erano come fiamme di luce delle vite che ho sfiorato, una volta ancora s'è aperto il fiore del mio cuore. Ho amato piangendo, ed ho creduto in dio.

Grazie, a tutti voi.


il libro è "la moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo". Su Wikipedia è raccontato anche troppo, quindi se vi incuriosisse, non leggete la trama!

sabato, ottobre 2

Mal di Londra (2)...l'anno dopo- ultima parte

Mi sveglio sognando ancora le immagini del British Museum, di cui i ragazzi mi hanno mostrato le foto.
E con questo contorno artistico ci avviamo verso Camden Market. Non so bene cosa aspettarmi, ma mi è stato così raccomandato di andare che non si può evitare; cerchiamo di associare qualcosa per rendere organica la giornata, e stabiliamo di andare allo zoo, dopo.
Camden Market, dopo le Camden Lock smette di assomigliare a Portobello, e si caratterizza con un impagabile collezione di cavalli bronzei, memoria delle origini del posto. 
E' un allegro, stretto, caotico e infinito dedalo di viuzze, ricco di particolari che finiscono con il distrarci completamente dallo shopping! 
Stiamo là tutti e tre, con la bocca aperta quanto il diaframma dell'obbiettivo, a cercare di imprigionare più che nella memory stick, nella memoria sensibile tutti gli odori dei fastfood indiani e messicani, la fragranza delle ciambelle, il miscuglio di colori di pelle sulle facce della gente, e perchè no, le sgargianti acrobazie dei mille oggetti appesi per attirare l'attenzione!

Non c'è che dire, ci divertiamo parecchio, e andiamo via a malincuore, nonstante il resto della giornata ci attragga più o meno con pari intensità.
La distanza dallo zoo è breve, e ci avviamo a piedi, sempre curiosi di strade nuove, e di quelle originalità che, ci sembra, si possono trovare solo qui. 

 Quando, deponendo la macchinetta fotografica mi accorgo d'aver perso di vista i ragazzi non mi preoccupo troppo; rimango però colpita dalla faccia che fanno vedendomi. Un misto di sollievo e gioia, e.. come qualcosa sulla punta della lingua. E presto comprendo: sono infatti in compagnia di una signora tedesca, che parla anche italiano, e che ha loro proposto di farci entrare allo zoo con dei Pass. In tal modo ci costerà meno, sicchè accettiamo (come avevamo lasciato fare all'indiano del ristorante, colti da frenesia turistica) e ci accompagniamo alla donna fino all'ingresso.
Ci ha comunque detto che le daremo i soldi una volta dentro, quindi non vedo perchè non fidarci. L'unica cosa che mi preoccupa è che la signora voglia poi venire con noi. Non mi sento socievole oltre il nostro piccolo gruppo, e non si sa mai che la tipa non sia simpatica e per bene come sembra., Qualcosa che non va si percepisce. Un po' la fretta (ma ho una mano ben salda sulle sterline e il portafoglio, l'altra sulla macchinetta e quindi non mi agito), un po' quel "non so che" che allerta i sensi...
E alla fine ci rendiamo conto che non solo la signora non ha nessuna intenzione di venire con noi, ma nemmeno di vedere lo zoo!

Presi i soldi gira sui tacchi, e sul retro del mio sguardo che la segue allontanarsi esce a cercare altri turisti!
Il dubbio si insinua nei pensieri, che lo zoo oggi sia gratuito e che, senza sfilarci i portafogli ci abbia lo stesso rapinati.... ma a dire il vero poi ho controllato: si pagava. Quindi poco importa se lei abbia intascato, e come, dei soldi che non le spettavano (cominciamo ad immaginare le cose più turpi, sul come abbia ottenuto quei Pass) noi, almeno stavolta, abbiamo risparmiato. E con questo roseo pensiero ci immergiamo nel rettilario, fra strani animali di cui non ricordo il nome,  farfalle e pellicani, tigri e pappagalli coloratissimi -non nella stessa area ;-)  - ed anche una affascinante "vecchissima Morla":
Così soprannominata in omaggio alla Storia Infinita, di M.Ende. Ma potrebbe benissimo essere la Cassandra che guida Momo alla ricerca di mastro Ora...

E con negli occhi le scritte luminose di allegria e plenitudine ci allontaniamo anche dallo zoo, dopo quattro ore di osservazione e foto, così ricolmi e soddisfatti che il giorno dopo ci contentiamo, si fa per dire, di girare per i Kensington Gardens, non senza assicurarci di poter uscire per tornare a casa. O almeno da Harrod's, dove l'amico non è mai stato, e io e mio fratello lo accompagniamo volentieri per immergerci nel kitsh più autentico.

Il tempo è finito, ed anche il bel  tempo: infatti, appena saliti sul treno per l'aereoporto comincia a piovere. Forse per ricordarci che tutto sommato siamo ancora a Londra!
Per andarsene non basta proprio battere i tacchi, stavolta. L'aereo, infatti, quasi che la malavoglia d'andarsene faccia da padrone sulle vie del cielo, parte con due ore di ritardo;  il che mi permette di sentire ancora un po' il profumo di questa città che m'ha innamorata, mischiato allo Chanel n°5 nel Duty Free.
Ma le indicazioni prese in precedenza erano giuste..
...Il cancello d'imbarco alla fine si chiude alle nostre spalle...
E poco dopo, stanchi e con il sorriso che ci si spande in viso, siamo a casa.

domenica, settembre 26

Mal di Londra (2)...l'anno dopo-terza parte

Sabato mattina ci separiamo, io e i ragazzi.
Si sa, certe cose sono fatte per piacere alle donne, i palazzi reali, per esempio, e certe altre agli uomini (almeno a loro due): i negozi di fumetti.
E di fatto, dopo la consultazione serale davanti ad un piatto di fish&chips stavolta ben digerito, fissiamo un appuntamento sotto l'Eros di Piccadilly Circus e ci diamo la buonanotte con la promessa di cucire i rispettivi spin-off alle sedici del giorno seguente.
Mattiniera come sono, alle nove menon dieci sono già sul vialone che costeggia Buckingham Palace, con la camminata a balzello, che non facevo da vent'anni, e cantando "painting the roses red". Mi mette una tale allegria addosso, che il lieve freddo del mattino si scioglie prima che arrivi al piazzale illuminato dal sole.
Acquistato il biglietto per il primo ingresso, vado a cercare un cestino dove lasciare l'inevitabile bicchiere svuotato dal caffè, e inizio davvero la giornata...
L'audioguida fornita gratuitamente, si fa per dire visto quello che costa il biglietto, trasforma i turisti in una piccola silenziosa fila e, complici del mio rapido ingresso, i tappeti morbidi fanno il resto. Così trovandomi a volte sola, ed a volte semplicemente dando le spalle, mi diverto a zittire la guida, e camminare in silenzio, perdendomi consapevolmente nell'immaginazione: non cammino più, incedo.
Gli ori sono eccessivi, così tanto che alla fine paiono belli, e zittiscono e aprono il passaggio degli occhi attraverso le finestre, nel parco, verso altre pareti del palazzo. Custodendo in memoria ciò che non si può fotografare,  mi soffermo dinanzi alla collezione artistica che include Canova e mi lascio condurre oltre da un bellissimo Mercurio, che attende in cima ad una scala.   

Fuori da lì il mondo riprende i suoi frammenti e si esercita a riportare i suono nelle orecchie, incitandomi a identificare un rullo di tamburi come reale, e non immaginato. Ed è proprio Reale! Mi imbatto infatti casualmente nel cambio della Guardia, divertendomi a veder sfilare i soldati, dato che è davvero impossibile riuscire a vedere la cerimonia. 


 Passando per Pall Mall proseguo verso la National Gallery, e dopo aver interpretato la Regina lungo  i corridoi di Buckingham Palce, qui mi concedo un pezzo di bravura...
Prolungo la contemplazione della Vergine delle Rocce, mi perdo nei dipinti di un certo Perugino, o di quel Raffaello dai volti gentili; affogo nei colori sgargianti di Van Gogh e fuggo nelle polverosità soffuse dei paesaggi di Monet...


... poi torno al mondo, ed inizia la recita. Beh, insomma devo andare in bagno, ma quando ci arrivo la fila e lunga e non mi sento di attendere. Mi guardo intorno, e non vedendo pretendenti mi infilo nel bagno dei disabili. Mi concedo anche un lavaggio dei denti, mi sciacquo il viso e bella rinfrancata apro la soglia per tornare nel mondo delle favole... e mi vedo davanti un anziano signore col bastone, che mi squadra dalla testa ai piedi, con aria di vago disappunto.
E io sono lì, con la mano sulla porta,sentendomi imbarazzata fino al midollo per la prolungata occupazione... ed è tutto un attimo. Inizio ad avviarmi alle scale zoppicando vistosamente, e con una lieve smorfia di sofferenza in viso (è il senso di colpa!); lì giunta, certa che nessuno mi veda, applico una lenta trasformazione alla "Kaiser Soze" ne I Soliti sospetti, riprendendo lentamente una deambulazione normale, salvo riprendere la zoppia non appena mi pare di rivedere l'anziano signore.


 Vari giri nei paraggi e un autobus più tardi, raggiungo il luogo dell'appuntamento e me ne resto in riposo ad osservare la gente che passa, scattando foto in sequenza e rivedendo con gli occhi della mente le viuzze odorose di spezie di Chinatown, l'assembramento chiassoso di Covent Garden, le graziose decorazioni di Charing Cross, e quel pezzo nero della mia anima che occupa il bagno dei disabili!

La serata si conclude con un piccolo shopping :i ragazzi tentano invano di superare le trenta sterline di spesa nel solito negozio,mentre io tento di fuggire dal negozio della Clark's:  sono rimasta l'unica cliente, con la serranda ormai abbassata e cinque commessi che mi guardano in cagnesco sperando che compri delle scarpe che però, nonstante ci sia solo io, non riescono a portrmi! Bofonchio la solita scusa del cliente fuggiasco ("torno domani") e riesco a sgusciare fuori. Appena in tempo. La commessa arrivava con le scarpe, ma non avrei mai avuto la lucidità di non comprarle, se non fossero andate bene, viste le facce degli altri!

 Attraverso Soho torniamo in hotel, e poi a cena. Dove i racconti del giorno e i progetti per il successivo annebbiano lo spropositato conto dell'Indiano.Infatti lasciamo che 'faccia lui'... e alla fine noi facciamo cento sterline in tre!



venerdì, settembre 17

Mal di Londra (2)... l'anno dopo. Seconda parte

Venerdì mattina scendo le scale che, fino al secondo piano, producono cigolii evidenti, vagamente attutiti dalla moquette onnipresente, ma sufficenti a produrre un senso di urgenza nello spostarsi in una zona... più solida.
Ho già la Oyster Card in mano, la card magnetica che apre tutte le vie a scorrimento rapido, di superficie e del sottosuolo. Metro e Bus sono nostri, come fossimo londinesi veri. Niente più ricerca del biglietto, e quel piccolo cartoncino in mano che sembra l'etichetta strappata ad un vestito nuovo... con scritto su, a caratteri cubitali "TURISTA"!
Certo, ci sarà pure qualche inglese che li usa, ma la Card... quella si che ti fa sentire parte del posto. Chissà perchè a Roma non ci penso mai. Forse sarà che non prendo i mezzi pubblici, e quando li prendo, in effetti, è per far turismo.. Comunque, inglesi fino allo stomaco (non ho ancora digerito il fish&chips di ieri sera), andiamo a fare i turisti, come è giusto che sia.

A Westminster ci arriviamo in bus, stavolta, e con passo di foto, lento e straniero, ci avviciniamo al London Eye. L'anno scorso abbiamo evitato tutte le attrazione, sicchè stavolta siamo calamitati, convinti anche dallo sconto avuto acquistando insieme i biglietti per M.Tussaud e la ruota più grande d'Europa. Per pagare meno, come si dice, abbiamo speso un  po' di più!
Devo dire che a parte la, poco inglese, doppia fila (abbiamo dovuto far la fila per cambiare quello che credevamo un biglietto ed era un voucher, e poi la fila per salire sul London Eye) , in effetti è una bella emozione, trovarsi così in alto, in quelle cupolette di vetro che ti sempbra quasi che non ci siano; sei nel circolo della vita che passa lenta, osservatore traghettato che cerca di cogliere ciascuna meraviglia. Qualcosa sfugge, si sa, ma alla fine hai la sensazione d'aver visto tutto, e sei più vivo di prima!

"Caron dimonio, con occhi di bragia" che prima di farci salire ci aveva 'battuto' le tasche, ("nothing sharf is permitted") rende all'amico il coltellino, e ce ne andiamo, soddisfatti, attraverso il ponte verso il Grande Ben, l'abbazia (che anche stavolta non visitiamo), poi naturalmente Trafalgar Square e Starbucks, per corroborarci.
Nonostante io sia una vera patita del nostro caffè, all'estero lo evito per non incorrere in bollenti (davvero!) delusioni, pagate di solito a caro prezzo!
Solo in Portogallo fui piuttosto soddisfatta; ma era tanti anni fa, e di sicuro un'altra storia.

Quello che non ci lasciamo sfuggire, stavolta, sono Covent Garden e poi la Belfast.
Covent Garden è un posto simpatico, ex mercato delle mele e zona di gra passeggio socio culturale, nasconde alle sue spalle (scovato da mio fratello) "il più bel fienile d'Europa": la St.Paul's Church. Niente a che fare con l'omonima cattedrale, è una chiesetta nascosta in un giardino di rose dove i londinesi si soffermano in pic-nic da pausa pranzo, in un ssilenzio impressionante paragonato all'allegra confusione della piazza limitrofa.
Deliziosa!


Interessante e  appassionante è anche la nave da guerra Belfast, ancorata sul Tamigi al lato opposto della Torre di Londra. La percorriamo scrutando ogni anfratto, assorbiti dalle ricostruzioni dei locali fatte anche di odori e rumori. La lavanderia odora di bucato, la mensa di cibo, nella dispensa miagola un gatto che ha preso un topo... siamo marinai e siamo il capitano che scruta oltre i cannoni.. siamo prodi difensori della patria e indisciplinati marinai nella prigione di prua.
E poi siamo di nuovo turisti.
Attraverso il Tower Bridge, a fianco della Torre, di fronte a St Paul's (la cattedrale stavolta), lungo il millennium Bridge.

La serata ci vede anche, finalmente, nel paradiso dello shopping economico, dove mio fratello e l'amico riescono a rifarsi il guardaroba con oculatezza ticpica maschile, spendendo in due più o meno quanto io pagherò un paio di scarpe. Rosse, naturalmente!

mercoledì, settembre 15

Mal di Londra (2)... l'anno dopo

L'attesa finisce col trillo del citofono. 
Innalzo lo zaino sulla spalla, e rotolando le circonferenze infinite delle rotelline del trolley lungo il vialetto, così piccole che potrebbero metterci una vita, arrivo alla macchina. Quella che viaggia a terra.

   A Lila piace salire più in alto delle nuvole e immaginare che il mondo sia tutto lì in quella massa bianca sconfinata, che nasconde perfino il ruomore dei reattori; ma ancor più m'affascino nel vedere la terra che, questa volta, s'allontana dalla mia pancia e da quella dell'aereo e rimane in vista, lascandomi riconoscere i particolari delle mie spiagge: Ilio, che da quassù non sembra così grande, e i perimetri dell'Elba, e il mescolarsi dei monti e del mare più su, sulla costa ligure.
Perfino la Francia e lo Stretto sono in piena vista, e solo arrivando sulle morbide campagne inglesi qualche nube m'affranca dai troppi particolari, aumentando la gioia dell'arrivo.


Ed è così come correvo da ragazza a rivedere il mare, all'inizio dell'estate. Mi lancio sul prima treno, certa che sia il GatwickExpress, salvo scoprire poi nella faccia da cavallo placido del controllore, che ho sbagliato! 
"come facciamo a scendere???!" imploro verso la sua schiena che mi sembra gentile, non avendoci multati.
"guardi, che arriviamo anche noi a Victoria", ribatte acida, e così capisco: è come se avessimo preso un interregionale col biglietto dell'Eurostar. Con sorpresa scopriamo che il tempo è praticamente lo stesso, e con la sola ora di ritardo accumulata dall'aereo, sono sicura che fosse perchè oggi il cielo è così bello che i piloti hanno volato più piano, giungiamo all'alberghetto stretto e alto, che spazia con lo sguardo fra lo Square innanzi a se e i tetti che gli cadono in basso sul retro.
Lo conosciamo dall'anno scorso, così in poco siamo già per strada, ricordando il senso di marcia, mostrando all'amico che s'è unito all'ultimo i particolari noti e scoprendone anche noi di nuovi. Siamo in tre, stavolta; ma come al solito Lila, correndo veloce, cerca di raddoppiarsi, come se potesse essere in tutti i posti insieme, mentre ancora non s'è trovata.





Tanto nota ci sembra la città, che cominciamo dalla fine; quello che al solito è "in più" e, giganti bambini, prima di scoprire le rose del Queen's Garden a Regent's Park, ci concediamo un incontro con Gandhi e il Dalai Lama, la regina Elisabetta (prima), Morgan Freeman...
Al museo delle cere, naturalmente. Mescolanza di persone e personaggi, che talvolta sono francamente così poco dissimili che potresti sbagliare, e chiedere ad un manichino la strada per il cinema 3D, o viceversa farti fotografare con un perfetto estraneo, credendo che sia un qualche personaggio di un film che non ricordi, e scoprire , mentre sta andando via con aria seccata, che effetto ti fa essere una statua di cera! :-)
Il primo giorno si chiude sui viali del Parco, perchè la cena è un misto di stanchezza ed emozione, colorata dei progetti del giorno dopo che si ripongono sul comodino, in attesa di risfogliarli col primo caffè.

martedì, settembre 14

continua dal post precedente! Viaggi e Miraggi-Francesco De Gregori -- By Cristina




...

Francesco De Gregori - Vecchia valigia





la memoria me l'ha fatta Albafucens, e mi sembra un buon inizio prima di raccontare dell'ultimo viaggio. A tutti un ben trovati dopo le ferie d'agosto!
e se qualcuno deve ancora partire...
spero che si ricordi di mettere in valigia una sacco di cose da fare! e le scarpe rosse per tornare a casa ;-)

martedì, agosto 31

...almeno una volta... (continua dal post precedente)

La mia mente in questi giorni è abbastanza vuota di idee, anche se i pensieri si inseguono come le pagine di un libro.
Mi dico che prima o poi la fine arriva, e che invece di chiudere su pagine già vergate e colme, alla fine il libro inizierà a scriversi. Nell'attesa faccio la valigia,ancora una volta.
Metto dentro qualche altra cosa da fare, almeno una volta nella vita, e spero che non sia troppo pesante!

8- partire senza sapere dove si va
9- arrivare nel posto che si è sempre sognato
10- raccontare il sogno più grande, senza paura che l'invidia lo distrugga
11- dire quello che si pensa, senza paura di quello che penseranno di te
12- vivere un giorno senza paura.

...l'ho detto subito, ce non sono in gran vena di scrivere. Ma se non appunto qualcosa dopo un po' mi sento assente da me stessa!
E per poter andare via ancora un po', volevo salutare con un allegro abbraccio i vecchi amici e i nuovi lettori!

martedì, agosto 24

102 cose (o forse più) da fare nella vita

 Nelle librerie, era in vendita un libro che si intitola qualcosa come "101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita". Ora ce ne è almeno un altro, per 101 cose da fare di notte... ma di certo ce ne sono centoeuno sul genere... Però l'ispirazione per un altro gioco, in questa fine estate: è buona: scovare un elenco di cose da fare almeno una volta nella vita, ovunque sia.

Cominciamo con le cose semplici, e se vi va, aggiungete, aggiungete, aggiungete!



1- restare in città il giorno di Ferragosto, girando in bicicletta nei vicoli deserti... badando di non fare quello che si fa di solito: bici, quindi, se fate sempre shopping. Shopping, se in genere andate in bici e snobbate i negozi.
2- passare la mattina a contemplare un fiore  (ebbene si!, il mio cactus ne ha fatto un secondo) che si apre.
3- ofrire da bere al vostro miglior nemico
4- andare a zonzo tutto il giorno, in vacanza, in pieno agosto, senza sapere se poi  troverete un posto per dormire.
5- nuotare col mare che vi solleva, verso la grotta di Capovento, a Sperlonga. Entrando dal mare ed uscendone dal passaggio sott'acqua. (veramente è la seconda volta che lo faccio...ma si è detto: almeno una volta, non solo).

6- mettere a nudo il cuore, con qualcuno, senza preoccuparsi del fatto che vi possa ferire (ma evitare di farlo col vostro peggior nemico... finchè non siete pronti!)

7- mettere a nudo il corpo, andando in una spiaggia di naturisti per fare un bagno in libertà.


"E vedere di nascosto l'effetto che fa!"

 

domenica, agosto 15

Agosto

Non amo le ferie di agosto, da quando posso scegliere quando farle almeno, perchè prima le amavo in quanto ferie; quando fossero non aveva molta importanza.
Quest'anno comunque stavo lì, a dire "parto", a immaginare la valigia, mettere dentro soprattutto una certa voglia di cambiare le dinamiche della vita... e poi arrivare al mare solito, quello 'così bello che nemmeno ai Caraibi', e disfarla, quella valigia: non parto.





 Mi contento di due ore di Cassia, seguendo pensieri che non si arrestano e che riescono a costruire intorno sconfinate praterie americane, sulla Tuscanese, che pare di vederci anche i bisonti e gli indiani... e laddove c'è il campo con in fondo l'allevameno di struzzi, si potrebbe tranquillamente sostenere di essere già in Australia.

Poi c'è  Londra, nelle foto, nei ricordi, nell'attesa di tornare perchè una metà della parte che non ho saputo lasciare, voleva restare, ed è tornata a casa di malavoglia. Ed è la parte che ci andrà di nuovo, per liberare l'altra, che vuole raggiungere"lontano".

Mi contento, perciò, nell'attesa delle spiagge all'Hawaii, quasi tutti i weekend, che ti senti nel Pacifico, ma sembra di essere in Svizzera perchè metà della popolazione quest'anno ha la pelle chiaara di chi non vede tano sole, e un accento straniero nel caso sappia parlare la lingua indigena. E tra questi, quest'anno ho ri-incontrato mia sorella; quella che avevo perso in un'altra vita, non so più quale, ma so il suo vecchio nome e fatico ad imparare il nuovo. Così abbiamo passato tutto il tempo concesso a raccontarci cosa avevamo fatto nel mezzo tra allora, ed oggi...
  Un viaggio davvero lontano; un po' perchè si parlava in tedesco, e questo fa già molto "estero", poi qualcuno interloquiva in italiano e credevo di essere teletrasportata da distanze sconfinate di nuovo qui, sulla spiaggia bianca dell'Ilio del mio cuore; bruciato tempo fa come Troia.

Attraverso questo incontro, che si faceva necessario come le prime volte che vedi il tuo innamorato, con le mani logore ma un sole luminoso che sorge alle spalle mentre guardo il mare, sto ricostruendo; smonto le corazze della mente e cerco di tirare fuori dalle ceneri quel batuffolo pigolante, che è il mio nuovo cuore pulcino.
Con estremo coraggio, o forse per paura di soffocarvi dentro, ha rotto quasi tutto l'uovo e vuole uscire, ma avendo sognato a lungo, tra una vita e l'altra, stavolta fuori di sé ha già trovato, oltre ai paesaggi incredibili di sole che sorge tra le montagne illuminando cornacchie su un prato, dei baluginii di luce plumbea sulle piramidi di vetro prima della pioggia, del riflesso in alto sullo specchio d'acqua del corpo che nuota essendo solo... movimento... dicevo... ha trovato già non una ma due sorelle, tanto simili che parlo con una confondendola con l'altra, stupendomi che abbia gli occhi scuri.. ieri erano grigioverdi... come quelli della velaia con cui continuiamo a tessere un filo che move il cielo da qui a Trapani, e diventa sempre più forte. E a volte sembra che formi anch'esso un uovo...

Nella vita siamo abbastanza fortunati se abbiamo un Amico. Siamo 'bravi' se sappiamo tenerlo, nel senso di tenerci dentro tutto quello che ci si può scambiare e riconoscere gli uni negli altri..
Ma io non credo di essere più brava o fortunata degli altri, perchè come amiche tutte loro sono una sola, anche se mi piace dire che sono le mie tre sorelle. Come se fossimo le streghe di Oz, ma tutte buone!

Siamo molto fortunati se abbiamo un Amore. E io ho amato davvero solo due volte, quegli amori egoistici e appaganti, che poi finisce che non compri più nemmeno il pane perchè vivi di quelli stessi. E quando muore tii sembra di non poter più muovere nemmeno un muscolo; che niente abbia senso. Ma i sensi vivi, per una volta non da bistrattare, un giorno ti svelano che mille sono i volti di amore, anche se qunado accendi la lanterna, l'unico in cui si coagulano le ombre, ti brucia.

Mi fermo qui.
Sulla scogliera che domina l'oceano mare che sondo ogni volta che lo ramnento. A guardare le rovine che bruciano sul promontorio, e da cui sono fuggita attraverso un passaggio nella terra.
Se forse lì non crescerà più niente, potrebbe essere un buon momento per smettere di fare mura attorno a me, e restare aperta, in ascolto; come se fossi solo l'intelaiatura di una casa...
e più che altro fsossi l'aria che sta ugualmente dentro e fuori.


Aspettando qualcuno che la abiti.

venerdì, agosto 6

La libertà che vorremmo… (un po'st seriamente)

DALLA LIBERTÀ DI ESSERE, LA LIBERTÀ DI PAROLA

L’argomento “libertà” ha molteplici implicazioni (e complicazioni) e può, e dovrebbe, sfociare in una qualche riflessione sul libero arbitrio per concludersi degnamente, ma non è mia intenzione andare tanto in là.
Il significato letterale considera la libertà come una possibilità di autonomia, l’assenza di obblighi e costrizioni. E tanti anelano alla libertà, ritenendo trattarsi “semplicemente” di non avere impegni da rispettare, o persone ai cui comandi dover sottostare.
Benissimo; quanti di noi possono sostenere di essere davvero liberi?
L’uomo deve, per necessità, magiare, vestirsi, avere un tetto; è  libero? Finchè, per sua scelta, lavora abbastanza da soddisfare le proprie esigenze direi di si.
Il raggiungimento dei beni primari, non rende effettivamente schiavi, in quanto fa parte della condizione del vivere ed eventualmente del vivere all’interno di una società. L’uomo, forse,  diventa schiavo nel momento in cui comincia ad inseguire il “sempre di più”; quando non gli basta più il necessario, ma va oltre il bisogno.
E una madre, che per dovere verso i figli invece di passeggiare e andare dall’estetista torna a casa a preparare il pranzo, accudisce la prole, il marito?  La riflessione è la stessa: è libera nella misura in cui è cosciente di agire per propria scelta, e non “danneggia” la propria essenza con un obbligo “morale”, sentito come imposizione. 





Diamo per assunto che la mente libera dal condizionamento può scoprire qualunque verità.

Cosa è il condizionamento? Sono tutti i doveri che ci imponiamo nel momento in cui seguiamo una credenza, dei modelli di comportamento, un partito... e non ci permettiamo di agire con la mente vuota. Creativa.
Il condizionamento sono i desideri... infiniti come il susseguirsi dei pensieri.
Condizionamento è attaccarsi all’impossibilità di cambiare… E’ credere che se sono invidioso, collerico, malinconico ecc. non possa essere altrimenti;  è credere che la paura sia una scusa valida per non agire.
E cosa è la paura? dove sta, “chi” la prova, dove mi porta, da cosa origina, che cosa mi impedisce di fare? Questo, forse, dovremmo chiederci.
La risposta, come il fiore dei sette colori che cresce nel nostro giardino, è solo in sé stessi.

Nella libertà, però, è la Conoscenza…
Quindi per averla, o meglio per essere liberi, per prima cosa occorrerebbe indagare le nostre schiavitù… e sacrificarle! Occorre essere in grado di affrontare la solitudine, la propria vacuità (vederci vuoti, piccoli, inutili), e per farlo occorre attenzione; l'attenzione ci permette di essere completamente in noi stessi in modo da esperire, attraverso il sentimento, l’avvicendarsi di amore, odio, attaccamento, desiderio, e la loro stessa inconsistenza. Possiamo gioire e soffrire, senza rimanere attaccati a queste vitali esperienze, senza conservarne per sempre la memoria;  cosa che ci impedisce di vivere le nuove esperienze in modo libero.

Se senza libertà non c’è felicità… lasciatemelo dire, non c'è nemmeno sofferenza… Il dolore provato nel parto, dal dentista, quando ci rompiamo un osso, non resta per sempre. Resta il ricordo di avere sofferto, ma non il dolore in sé. Se non ci si attacca al fatto di soffrire “e basta”, ma si esamina la sofferenza (dove sta, cosa mi sta facendo, che sensazione mi scatena oggi) si può anche recepire il messaggio che il corpo offre attraverso di essa… oggi!
Non ieri, quando già c’era, o domani, per l’idea che tornerà.
Se indago, nel  momento in cui la causa balena innanzi agli occhi la sofferenza scompare. E con essa scompare la schiavitù che comporta.
Occorre però avere il coraggio di sacrificare l’attaccamento a condizioni passate. 



Elemento essenziale della libertà, è quindi la consapevolezza.
(Banalmente, per esempio, delle conseguenze che scateniamo con un atto ce lo fa compiere fino in fondo, bene o male che venga giudicato dalla morale).
Se sono consapevole di ciascun gesto, perché non ho il bagaglio della memoria a filtrarne il compimento[1] divento disciplinato[2], ordinato.
Non è libero chi ritiene di poter fare ciò che vuole, a dispetto del danno o bene causato agli altri; la nostra libertà non finisce dove inizia quella dell’altro. Finisce dove noi mettiamo un freno perché ci accorgiamo di non esser conformi alla legge suprema, che conosciamo in noi stessi, attraverso la disciplina e l’ordine. Da qui si può partire per indagare la libertà, la cui conoscenza ci apre le porte della Sapienza.
 Dall’ordine scaturisce la bellezza. E la bellezza e l’armonia sono indice, lo sostiene anche la fisica, di ciò che è vero[3]. Per questo “è necessario sentirsi liberi non alla fine, ma all’inizio. Nessun sistema di meditazione, nessuna medicina, nessun espediente psicologico vi darà la libertà” (J.Krishnamurti).
E, posto di raggiungerla cosa ne facciamo di questa libertà?
L’uomo libero è in grado di amare. E di essere felice.
Tuttavia “Non c’è felicità senza libertà, non c’è libertà senza coraggio” (Pericle).
Coraggio, perché essere liberi è essere veramente soli; non possiamo attaccarci più a niente. Siamo noi, nell’universo e nessuno ci può salvare! Ma quando siamo in questo stato di “essere liberi” conquistiamo la libertà di parola, di azione.
 Quando si ha coscienza di sé, quando non si ha timore di “sentire le verità che hai dette trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui”(R. Kipling), quando non si ha timore dell’altrui giudizio, perché noi stessi siamo in grado di non giudicarci, ma agiamo con la “fede” e l’animo limpido, nella coscienza di fare il meglio possibile per noi in quel momento, allora siamo anche liberi di parlare. Nessuna democrazia ci da questo, dobbiamo conquistarlo. “Esiste una libertà che non è da qualcosa, ma è uno stato dell’essere liberi”, prima di tutto, in noi stessi. Da noi stessi. Di noi stessi. Questo è davvero eroico!

La libertà si raggiunge con consapevolezza, con il lasciare gli attaccamenti fra cui i giudizi, la memoria. Questo ci da la conoscenza delle leggi dell’universo[4], della Volontà, per cui l’ego smette di combattere e resiste solo quell’essenza che ci fa fare esperienza come Opera necessaria all’Essere che si conosce.
È libero chi conosce di essere parte del tutto, per cui ciascuna azione viene messa a servizio di tutto, perché questo è se stessi! E non c’è in questo obbligo o dolore.
Libero sei tu che, con già udite e chiare parole, sacrificando l’ego per la salute del popolo, puoi senza paura, perché é rimosso ogni attaccamento, risolutamente esclamare: “sia fatta non la mia, ma la Tua volontà”.

 “La vita e la morte sono condizioni temporanee ma la libertà dura per sempre”.



                                   



[1]  Non sto parlando ovviamente di quella parte di memoria che è esperienza di vita quotidiana! Come per esempio il fatto che il fuoco bruci ecc.
[2] La disciplina data dall’ordine, dalla conoscenza di sé, è una disciplina legata alla più alta regola, che è la legge armonica dell’universo.
[3] Una teoria elegante in genere è vera.
[4] Quando siamo liberi c’è apprendimento (Disciplina viene da discepolo, che viene da Disco “io apprendo”; discepolo è colui che apprende), c’è conoscenza, c’è ascolto.