giovedì, dicembre 31

Auguri (con altrui parole)... ma davvero!



Se non potete essere un pino sulla vetta del monte,
siate un cespuglio nella valle, ma siate
il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello.
Siate un cespuglio se non potete essere un albero.

Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero.
Se non potete essere il sole, siate una stella;
non con la mole vincete o fallite.

Siate il meglio di qualunque cosa siate.


Cercate ardentemente di scoprire
a che cosa siete chiamati,
e poi mettetevi a farlo appassionatamente.

                                                           Martin Luther King

martedì, dicembre 29

limitati a due argomenti: il tempo e la salute della gente!

la salute
Butto giù due pastiglie, come se avessi ancora fame; come se potessero saziare il desiderio che le cose difficili finiscano così. Ogni volta che capitava qualche lieve accidente, o quando il lupo si parava davanti, ho pensato che convenisse tenere altro viaggio, ed ho sempre fatto ricorso all'omeopatia; invece adesso ho delle pasticche tonde piatte ed ingombranti che calano nello stomaco con più frequenza del panettone.

E me ne sto qui ad attendere l'anno nuovo, nel quale ho infilato in busta chiusa un sacco di piccole preghiere, che finiscono tutte in gioia e serenità. e salute, per me e tutti quelli cui voglio bene; lo attendo con una speranza riposta tra i ferri di una sala operatoria, perchè questi fastidi finiscano.

"allora, dottore, sono in cinta?"
"MMM. No, veramente i segni sarebbero diversi".
"Ah, allora ho preso un granchio".
"No, signora, è un polipo".

Ah. Beh, a me il pesce non èmai piaciuto tanto, ma i polipi, quelli fritti assieme agli anelli di totano, quelli si. Ed ora, mi perdonino, cominciano a starmi antipatici anche loro. Mi pare che da qualche parte abbiano anche loro le lische, come le trote, che non si puliscono mai abbastanza bene.
Lo so, non è la fine del mondo (per quella dicono di aspettare il 2012). Non è un lupo vero, ma un lupetto, anche se digrigna i denti e mi ha morso che pare che mi debba uscire dal corpo tutta la vita.
Diciamo che non è proprio il modo in cui si sogna di passare la fine dell'anno; non per questo tuttavia, ci sputerò sopra, a questo povero vecchio che s'allontana a passo di bolero, come se la trecentosessatreesima alba fosse niente.
Lo prendo come esempio. Mi alzo da terra, mi dipingo le unghie di rosso (simbolicamente, lo smalto rosso non mi piace quanto le mantelle o le scarpe di questo colore) e intaglio una decorazione nuova sul viso. Una di quelle mimetiche, tipo un sorriso da tuttoandràbeneche tantoiguaihannodafini', e indosso i vestiti più belli e l'anello di turchese. Un ciondolo nuovo dove c'è pittata la mia foto di guerra (il Bianconiglio) e sono a posto.
Il nemico sta caricando, e con il massimo dell'attenzione m'appresto ad usare la sua forza, non la mia che svapora con un niente, per abbatterlo.

Sto così, in piedi accanto al fiume, ad attendere l'anno nuovo, ritta come un eroe da tregenda, con tanto di capelli in piega e rimmel come monito a non piangere, per non sporcare le decorazioni di guerra.


 (....il tempo) 
Peccato che si sia messo a piovere.

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venerdì, dicembre 25

AUGURI (con un po' di pazienza, in fondo al post)

premessa
nei giorni scorsi sono stata isolata da internet a causa di un guasto telefonico; dato che oggi è Natale glisso su quello che ho pensato meritasse la compagnia telefonica per la leggerezza e l'ignoranza con cui hanno trattato la cosa, tanto più che quando il tecnico è venuto davvero, ci sono voluti circa trenta minuti tra casa e la centrale, per rimediare al danno.

quindi
La cosa che ho trovato interessante è stata la reazione, compatibilmente al lavoro, di isolamento dal mondo; ho la fobia da lunghe conversazioni con il cellulare perchè 'si spende troppo'  (salvo poi pagare 40euro l'ennesimo maglione, 80euro A/R da Firenze per vedere la neve, X euro qualunque altra cosa purchè mi distragga da me stessa) quindi ho conversato poco con tutti, ma l'assenza di internet mi ha anche spinto a riprendere la lettura, e senza nesso alcuno visto che la sera non accendo quasi mai il PC, anche ad ignorare la televisione.

A dire il vero, o a leggere con più attenzione gli eventi e il cuore, mi rendo conto che vari fattori si sono sommati;  il principale è senz'altro l'improvvisa necessità di energia,  di trovare la vita che sembrava fuggirsene e che il vegetare dinanzi all tv mi spegne mentre mammaRai o chi per lei s'accende e mi chiacchera quelle parole che non dicono niente,.. Che riempiono una casa silenziosa di rumore che nasconde la solitudine, ma che non ascolto davvero.  E che forse per questo a volte è preferibile al parlare alle persone che si amano, perchè in tal caso l'energia ce la devi mettere, se vuoi esserci davvero.

M'accorgo che non è il telefonino a costare tanto, ma la ripresa da certi piccoli eventi che la vita ci mette innanzi; tranquillo fino ad un momento prima,  un giorno volti l'angolo...  e ti si para davanti una parete scoscesa, mentre credevi d'esser occupato come sempre, ad affrontare la città e le regole di tutti i giorni, magari un po' più inabitabile, l'una, per il caos allegro di Natale, e le altre appena aumentate in difficoltà, perchè capita così quando si cresce.

Così. ora, eccomi qua. In questa battaglia non ancora conclusa ho scartato di lato, sono inciampata e caduta sotto la carica di un nemico apparentemente enorme;  mentre ero a terra gli ho fatto lo sgambetto, ed ho scoperto che non era poi così grosso... e che se lo fosse stato (o se lo è) il rumore della caduta sarebbe più forte!
Mi sono accorta che, quando sei a terra, finchè hai forza per guardare il nemico che si avvicina a finirti, hai ancora qualcosa da fare...

quindi, dicevamo... gli auguri:
 
 Eccomi qua a salutare e ringraziare tutti voi che siete passati in questi giorni (lettori di oggi e di ieri); e se di voi ho perso qualche parola, se ho letto di fretta e senza ascoltare tra ieri sera ed oggi, divorando quasi dieci giorni di distanza (pesante perchè forzata), sappiate che gli AUGURI che faccio oggi sono quanto di più sincero viene dal silenzio che le riflessioni dei giorni scorsi mi hanno postato nel cuore.

   A tutti voi, quindi, i miei auguri più affettuosi ed energici di avere la terra su cui  poggiare, che sia per rotolarcisi in preda alla passione o per sedersi e guardare in alto. CHe sia la spalla di un amico nel momento del bisogno, o il trmpolino per lanciarsi in una nuova impresa.
  Vi auguro il cuore sempre pervaso dal vento che innalza oltre la polvere del quotidiano; di avere l'acqua per lavare il dolore e la gioia, perchè domani ci siano sempre nuove emozioni, e non quelle vecchie che s'incistano nei cassetti.
  Ci auguro di avere sempre un camino acceso e di ricordare che il fuoco che scalda davvero è dentro, e la luce, che si rinnova in questi giorni e con più convinzione fuoriesce negli abbracci che ci scambiamo, è sempre qui e non necessita di confine alcuno tra me e te. Non necessita di nessun tempo per diffondersi.

                                                                                                       tanti carissimi auguri

venerdì, dicembre 11

Cercando





Sovente soffre il corpo mio più denso
l’assenza del fisico contatto
una mano che sfiori la mia pelle,
un altro che mi sia rifugio, anfratto.
La mente, solerte sua guardiana

tenta di ricondurlo alla ragione,
mostrandogli la via, sì meno piana
che dei vincoli rompe la prigione.
Sussurra con arguzia l’intelletto

che altrove, intoccabile ma eterno
vi sia dell’Indiviso l’ampio spettro
vuoto d’amore, che annulla questo inferno…


dedicata ad Antonella 





lunedì, dicembre 7

ritorno a Bracciano (anzi ad Anguillara)

Secondo anno, secondo week-end:
"errare è umano... "

Questa volta, mi dico, vado preparata. Bisogna sempre esserlo, ma talvolta, dimentichi delle incertezze a cui l'esperienza ci sottopone, pensiamo di avere tutto sotto controllo, salvo inciampare delusi sulle imprecisioni dei nostri piani, sulle sorprese e i particolari nascosti che la vita riserva ai nostri desideri.
Preparo la miscela del the con pazienza, temperanza, umiltà ed attenzione.
Speriamo che basti.

Piego e appoggio sul ripiano delle cose da fare i progetti e le aspettative precise, e mentre discendo nell'Averno (il passagggio necessario in garage può diventare un serio momento introspettivo) come ultima occhiata allo specchio prendo atto del fatto che c'è un posto, dentro di me, che vorrebbe riempirsi d'un moto d'affetto (mentre vige l'assenza di voglia di rivedere  alcuno dei compagni di corso) e di un raggio di sole che invece batte ostinato sull'altro lato del lago, quello che, alla faccia dell'equanimità  arrotolata sul collo assieme alla sciarpa, continuo a preferire.



  Scaldata dai pensieri che si sono affollati sui sedili della macchina, arrivo  comunque sorridendo e saluto qualcuno con quei baci silenziosi lanciati nel vento, una mano su una spalla, quei come stai al quale non sempre si risponde; quasi che l'internazionalità dell'insegnante olandese ci avesse fatto adottare l'inglesismo formale dell'Howareyou?, al quale si risponde con un Howareyou? (da piccola mi chiedevo come potesse poi andare avanti la conversazione se nessuno davvero si rispondeva; a volte immaginavo interminabili scambi della stessa frase, interrotti solo da treni di sbadigli, altrettanto contagiosi), senza necessità di continuare.
Figurati: - come stai?
            - come stai?
             Auf wiedersehen (arrivederci).
Sarà, ma le parole per me hanno una certa importanza, comportando un certo uso d'energia, e quando chiedo a qualcuno come sta mi interessa davvero la risposta; ma bisogna rassegnarsi.

Al termine del primo giorno si può osservare qualche lieve cambiamento, al quale, consona allo spirito indossato uscendo di casa, mi adatto.
Ci sono ancora, ed è giusto, alcune persone che cercando il compagno per la pratica se vedono qualcuno (uno a caso, graziosa ma un po' asociale ... tipo me) che sta altresì da solo, cercano altrove; fingono di non averti visto, sollevano la testa inseguendo l'onnipresente mosca, guardano nella borsa, vanno in bagno e allla fine chiedono a qualcun altro...  E' capitato anche con Elle, che pure cerdevo un tipo a posto; uno simpatico.. un po' troppo, forse. Uno di quelli che non dice cara e bella, ma conosce tutti i nomi e se non ha una conversazione molto profonda, almeno è sempre sorridente e gentile.


Anche Lila è gentile, ma un po' meno del solito. Sorride, ma un po' meno del solito.  Perchè stamattina,  indossando l'abito ancora stretto del non desiderare e non volere,  cercando un CD ha scoperto nel cruscotto, sotto il libretto dell'auto, prorpio in fondo al cassetto, un pensiero che non s'era fatto sentire, prima, e che ispira una desolante serenità:  non si può piacere sempre a tutti.






 Tuttavia a qualcuno si;  dopo la pausa pranzo il posto accanto, quello solitamente vuoto, lo trovo occupato da uno dei cinque Emme: quello alto che di solito prendono tutti in giro perchè fa un sacco di domande.
 Lo accolgo cercando di ignorare il sospetto che gli sia solo comodo per via della telecamera,  e scopro  che è una persona attenta ed affettuosa, uno che quando prova,  tratta anche, come fa Lila; che con-divide e non compete. Mi piace, ma comunque mi tengo ancora un po' nel cerchio interno dell'anello di turchese, indossato a protezione dell'esternità spinosa che non voglio che mi sfugga, pur mentre cerco di modellarmi e ritrovare quella che sono;  torno a casa con una pacata irrequietezza. 


... dare la colpa agli altri molto di più..
La mattina seguente scendo al lago per sgranchire le membra intorpidite, bevo un caffè frustato dal vento di tramontana e osservo, che, sole o meno, anche da questa parte del lago gli abitanti hanno un certo non so che, che me li fa sentire vicini.
Quella silenziosità indecisa che ha il lago agitato dal vento;  quella profondità non necessariamente limpida, del cratere ingombro d'acqua.
Quel profilo che ti mostrano senza lasciarti vedere l'altra metà. come se ci tenessero a riservarsi l'interezza solo per incidentali passaggi dinanzi allo specchio, o per la ristretta cerchia (due o uno solo) di amici veri. Quelli che ci sono finchè ci sono, ma sono sé e te.


 






 Attribuisco all'influenza ambientale la mia residua asocialità,, forse alla fin fine sana quanto l'aria pregna d'erba e sterco di cavallo;  e mantenendo a fermare l'anello un po' largo, saldamente piantato all'anulare, il coraggio di sbagliare, all'ultimo giorno mi concedo un abbraccio stretto e qualche vero saluto, lasciando svaporare nel bicchiere l'ultimo the; quello un po' amaro che, mi sono accorta troppo tardi, avevo preparato con spirito di competizione, superbia,  vecchi ricordi e disillusioni.

E proprio prima di coricarsi verso il mare, e lasciarmi di nuovo sul lato in ombra di me, un raggio di sole sospinto dal sussurro del lago, mi risistema l'equanimità sotto la sciarpa.