domenica, giugno 7

il viaggio promesso


28-5
5 minuti alle 20.00: esercito una improvvisa straordinaria capacità di parcheggiare. Infilo 3,95metri di macchina in 4metri di parcheggio. E mentre scendo dall'auto si leva l'applauso di un automobilista (no, davvero, mi ha fatto i complimenti), e il disprezzo della critica sociale: quei 5 centimetri in più di spazio sono tutti nella striscia del parcheggio disabili.
Il viaggio è cominciato così.

5 centimetri di spazio, e mezz'ora di ritardo nel volo; così atterro alle 0,15, ora locale, come qualche anno fa fuoriuscivo da un ventre più caldo del Boeing della Ryan Air, e mi iniziavo a questo lungo viaggio a terra. Era la mia prima nascita, e avevo ancora poca dimestichezza con la terra, così non ho potuto subito correre fuori, come ora, e stirarmi nell'aria fresca di una sera distratta, che appoggia un velo sugli occhi e presto placa questo voler essere al mondo, con un sonno breve in un letto estraneo.
Ogni volta nasco in modo diverso. Qui è lo spirito, se l'anno scorso, sulla piatta e rugosa superficie stradale, era il corpo a riaprire la messa in discussione di sé.

29-05
Stanze dentro a stanze, il Baglio di famiglia nella terra che si chiama Nubia, campagna di Trapani, sembra una memoria di casa spagnola. Ricava nella mente la sensazione del labirinto. Apro e chiudo porte, alla ricerca della cucina, e scovo l'uscita nel cortile. La seconda a farmi gli auguri è l'affettuosa padrona di casa, che ha il pelo bianco e nero, come le prime idee dei bambini; gentile come una vecchina che riceva la visita dei nipoti.
Gentile e un po' invadente.
Come è giusto che sia, dopo una notte di silenzio rotto dal dubbio di sapere se l'ospite avrebbe riposato bene, se i biscotti era meglio accompagnarli col latte o col caffè, o forse serve solo il caffè perché i nipoti, si sa, ad un certo punto crescono. E finiscono con scegliere un viaggio nella terra degli avi, piuttosto che dove gli stessi ora vivono, nella civilissima Toscana, che essendo raggiungibile in macchina sembra che possa stare là per sempre....

Lila dallo specchio, questa mattina, è stata la prima a sorridermi: stirando i lineamenti, sovrapponendo una faccia all'altra, fino a divellere la maschera del lavoro, che ancora ieri era poggiata addosso, e già ora sembra non esserci più. Sono nata oggi, ed è giusto che sia così. Ho una infanzia di otto giorni da vivere.
Un meraviglioso senso di irresponsabilità danneggia l'organizzazione della mente, e lascio che il tempo stritoli le vecchie abitudini, sostituendole quelle di qui. Un ritmo lento, che srotola le tracce lungo le vie di Trapani, a colazione con i ricamatori di Vele, e prosegue il viaggio innalzando le vele.

Un viaggio sull'acqua, dopo quello nell'aria. Per giungere alla terra calda di Favignana.

Trascorro nel sole le prime ore, affogata nella bellezza di Cala Azzurra, Punta Sottile, Cala Rotonda... dove ovviamente, in onore del viaggio che riprende, si cela l'arco di Ulisse.


Da qui in poi, il più sarebbe troppo, così ritorno inebriandomi dell'odore di sole sui fichi d'india, tra gli oleandri, nei sottoboschi della pineta. Benefico come una tisana, il calore scioglie i residui scuri lungo strade che conducono sempre ad ipotesi di nulla: il pensiero si cancella, cioè, nella scoperta senza aspettativa. Nello spettacolo senza avanzi di desiderio.
Di più appunto, sarebbe troppo.

In piazza Europa rinfranco le membra all'ombra, e restituisco la vista agli occhi; quello del cielo scorge le volute sulle colonne del municipio. L'altro segna il percorso con un umore blu, sul taccuino.

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