sabato, gennaio 17

Le bamboline giapponesi



1- Camminavo per una via, priva di vetrine e semi buia, con le scarpe umide d'una di quelle piogge infinite che flagellano la città eterna, consegnandosi alla memoria come eterne esse stesse; le brevi pause non la percepisci nemmeno più, tanta è la guazza che ti circonda. Ma tant'è, chiudo l'ombrello e alzo il capo, finendo col piede in una pozza torbida. La sorpresa m'arresta con lo sguardo alzato e vedo, a qualche metro di distanza, una bambolina giapponese che cammina verso di me.
Ma si, sembra proprio una statuina a cui qualche dio improvvisato abbia dato le movenze di una donna. I capelli rossi fiammeggianti, legati in due ciocche corte ai lati della testa; il viso è bianco come la carta d'un quaderno nuovo,con due spigoli rossi sugli zigomi e vi spiccano occhi bistrati ed una bocca rosso ciliegia, vagamente stonata rispetto al colore dei capelli. Sono lì, incantata a fissare il naso della bambolina che a questo punto mi è talmente vicina da farmi apparire più finta del suo viso, nella mia immobilità stupefatta.
"Mi scusi, viale Bruno Buozzi?"
Spalanco la bocca ed un moto ondoso mi sommerge il cuore: parla!

Garantisco, sarà stata la fame, o la stanchezza d'un giorno che mi ha grattato la schiena tutto il tempo con un dolore pungente, ma non riuscivo a crederci, che fosse viva.
E l'istante in cui ho osservato il mio mutismo incerto, indecisa se fosse tutto un sogno e mi potessi improvvisamente svegliare fissando il calendario accanto al letto, è stato davvero eterno! In appropriata coordinazione cromatica con la città attorno a me, le rispondo con la voce grigia, striata dalla pioggia dello spavento per quell'innaturale contatto con l'essere animato che avevo davanti.
"Quella lì, la via che va in salita".
Elargisco un sorriso al dio burlone di questo incontro, sperando che la prossima volta la ispiri un po' meglio sul trucco da usare per apparire viva, ma un po' innaturale devo essere sembrata anch'io, perché ha camminato qualche metro oltre, prima di girare e avviarsi nella direzione indicata. Visto che io andavo dalla stessa parte!

2- La donna che ho davanti sul letto è talmente magra che le mie mani, forse grandi oltre la misura consentita, sono troppe per avvolgerle la gamba. Il suo viso ha l'aspetto plasticato che si produce per la troppa abbondanza di crema, o appena prima che questa venga assorbita dai pori della pelle. I suoi rossi naturali incastrati sugli zigomi sporgenti, però, sono legati al fresco che penetra dalla finestra socchiusa, o dal lieve imbarazzo della mente confusa; quando le domando come sta e cosa ha mangiato, si sta appena scostando da tavola, mi risponde che c'erano tanti bambini.
"Ha mangiato i bambini?" testo io, incidendo la superficie d'una sicurezza che ha perso ormai da qualche mese. Infatti, tutto sommato, attende qualche secondo prima di produrre una risposta sconnessa:"un poco più in là..." E si ferma. Sicura che qualcosa non vada, in quello che sta dicendo.
Insomma, la figura una volta elegante, accartocciata nei meandri stretti d'un labirinto che non riesce a valicare, è affetta da Alzheimer.
Qualche volta però il dio burlone delle bamboline smette di confondere le cose vere con i soprammobili, e rianima quelle giuste. Così, mentre le racconto (lei è nata a Milano, e spero di coinvolgerla un po') che progetto di andare a Milano per un week end, si lancia in un coerentissimo "e lei in che rapporti è...". La frase non termina, ma il senso è chiaro. Il dio, un po' distratto evidentemente fa zapping tra la bambolina della strada, che ora sarà in qualche civico di viale Bruno Buozzi e quest'ombra della donna di cultura di cui i libri impolverati sul comiodino suggeriscono la memoria, e custodiscono gli avanzi.
Ma poi si riconcentra (il dio) e lei non mi lascia neppure terminare la spiegazione:
"sa, signora, a Milano abita un mio amico, che ha una casina piccola piccola. Ma ora può ospitarmi, perchè la madre è emigrata in Thailandia..."
"Pratico!" risponde lei.
Per un attimo torna la bambolina immobile, e quasi penso che qualcuno, origliando la conversazione, nascosto dietro la tenda abbia suggerito la parola giusta.

Scoppiamo a ridere, tutte e due.
E per qualche momento le incoerenze della giornata si risolvono, nella risata piena che mi asciuga il cuore intorpidito, e che scuote lei, ritagliandole un piccolo spazio in cui risente coincidere la vita di dentro e quella di fuori.

2 commenti:

Federico Distefano ha detto...

La divinità che si occupa, contemporaneamente, di bamboline e di alzheimer dev'essere essa stessa vittima dei propri uffici...

Terribile questa vicenda!

Ciao!

Lila ha detto...

si, terribile. Il sorriso che accompagna uqeste storie è sempre un po' amaro..