sabato, ottobre 11

i viaggi di Gul(p)liver

Quanti di noi, incastrati in auto, sulle clacsonanti vie delle metropoli, non hanno una classifica delle auto e degli autisti pericolosi, accendano gli antinebbia e inizino a vedere.
Oltre il parabrezza caliginoso, appannato dal fiato perché siamo tappati dentro per ripararci dallo scarico dei diesel non revisionati, c'è tuto un mondo di gente che viaggia a bordo di improponibili automobili, indossando il cappello per qualche oscura ragione. Solo gli spaventapasseri credono che questo sia un modo per tenere in caldo le idee, noi altri crediamo che il surriscaldamento della materia grigia non favorisca le attività legate alla guida.
Le automobili ingombranti ancor meno.
Quelle nuove di zecca poi scatenano delle paranoie invincibili, che portano il "prima esperto" guidatore a mantenere le distanze anche dai pedali, per il terrore di insozzarli.
Ricordo che una volta mio nonno non ci faceva salire in auto, se non avevamo i piedi puliti. Tornavamo dal mare , e va bene, e probabilmente avevamo un livello di lordura che rasentava il fondo della spazzatura, dove scivolano i residui del caffè, la cenere delle 144 sigarette fumate l'altra sera con gli amici, nonché la roba tirata su con la paletta dopo che il cane infangato si è rotolato per terra per dimostrarvi quanto sia lieto di essere a casa.
Insomma, facevamo abbastanza schifo, ma in città?
Che importa, per rilassarmi mi prendo un pomeriggio libero e faccio una gita ai Castelli. Immaginate la sorpresa nello scoprire che il viaggio nel tempo, creduto impossibile, si può fare! Qui infatti (r)esistono ancora quei piccoli veicoli a tre ruote, cilindrata 50, 17,5 km/h in salita; e sono tutti su quella, piena di curve, per arrivare al Tuscolo. Insorpassabili. Getto la spugna. Pulisco i vetri, e faccio auto-critica.

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