mercoledì, ottobre 22

Egitto (ricordo dell'altra vita) 1

Era l'estate del 2004, e si doveva partire per le ferie. Io e il ragazzo (Pesciolino) che frequentavo allora. Dopo aver contemplato per qualche giorno l'idea di un viaggio in Spagna, autogestito, mi reco in agenzia per prenotare il volo su Madrid ed ecco che, in bella vista, fan mostra di diversi volantini di offerte per crociere sul Nilo e viaggi in Egitto.
All'altra "fantasia qui mancò possa", così chiamo il Pesciolino e gli propongo l'alternativa. In realtà ne avevamo già parlato, e dimostrandosi d'acccordo anche lui cogliamo l'occasione. Due estati favolose, mi dico io: l'anno scorso il Messico, questa volta l'Egitto!
Si parte, e il maschio, Pesci (da cui Pesciolino, nome di fantasia qui attribuito), evidentemente in conflitto inizia il viaggio preda del torcicollo. Vi immaginate? Io gemelli, lui pesci: era come partire in quattro, e già è difficile accordarsi in due. Comunque tanto è il mio entusiasmo e l'ottimismo (tipo quei pazzi di Trony, rin-tronaty, appunto) che, nonostante le interpretazioni psicosomatiche, mi convinco che tutto si aggiusterà. Raggiunto il Cairo scopriamo che sono della partita due coppiette in luna di miele: due romani e due napoletani. Simpatici q.b. (quanto basta).
Il primo giorno ci svegliano all'alba, non per l'ultima volta, e ci portano a vedere le Piramidi. Immaginate arrivare in quel posto straordinario da soli: noi e la favolosa Guida. Memoria virgiliana, egli ci conduce nel caldo infernale prima che sia così caldo da bruciare, e percorriamo il tratto dalla Sfinge alle Piramidi in gioiosa solitudine. Io rinfoco l'affetto per Pesciolino, che è qui con me; lui si concentra sulla sveglia così presto. Fa niente.
Andiamo a vedere il museo della barca di Cheope: io mi concentro sull'effetto di osservare qualcosa di così antico, ancora perfettamente conservato; lui sul fatto che sia tutto da pagare. Fa niente.
Ci entusiasmiamo entrambi per il viaggio dentro la piramide di Micerino, mentre devo tenere la manina della ragazza di Roma, che ovviamente soffre di claustrofobia. Io, non il marito. Strano.
Da buoni turisti facciamo anche la "cammellata", e ci chiedono chi vuol salire per primo. Visto che sono tutti titubanti, mi propongo e mi fanno arrampicare sul bestione.
Naturalmente la passeggiata è bellissima: ad un certo punto dinanzi a te c'è solo il deserto, e sembra sconfinato. Immagini che ti perderai dentro quest'emozione rossa e polverosa che ti sale dentro, trapassa il freddo dell'ancestrale paura di perdersi, e ti arraffa lasciandoti essere per pochi istanti un solo piccolissimo granello di sabbia.
Poi emerge la punta della Piramide.
Ti sembra che il mondo torni al suo posto, ma in un altro tempo. Per i pochi istanti in cui si intravede solo il residuo cappuccio marmoreo, ti senti vecchio migliaia di anni, ma eccezionalmente vivo. Gonfio di vita, che hai quasi paura di scoppiare. Tutta la sabbia del deserto, fluida e calda ti scorre nelle vene; la storia, quella che hai letto tante volte, sei tu che caracolli sulla 'nave del deserto', traghettato tra due dimensioni che si sfiorano. Sei la linea di confine. Il baluginio del primo sole.

Ebbene, scesi dal cammello, il miglior commento è stato che, stando dietro, si sentiva troppo che i cammelli puzzano.
Io mi sono lavata un po' meglio la sera. Non si sa mai.


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